Il Giappone dalla TV

Un XV di fantasia composto dai (quasi) sicuri esclusi eccellenti.

In questo giugno privo di Test Match iniziano a scoprirsi le carte dei team in preparazione al mondiale giapponese. Gli staff tecnici delle nazionali accreditate a giocarsi il titolo iridato hanno le idee piuttosto chiare su chi portarsi nella terra del Sol Levante. E’ un dato di fatto che clamorose new entry ed esclusioni eccellenti fanno parte del gioco, ma chi vuole alzare la coppa sta già lavorando su un gruppo consolidato e difficilmente si lascerà influenzare da scelte dell’ultima ora. Probabilmente i coach di Nuova Zelanda, Irlanda, Sudafrica, Galles, Inghilterra sanno già chi salirà sul volo per Tokyo.
In questo gioco delle figurine proviamo ad allestire una formazione competitiva fra chi al mondiale sicuramente non ci andrà. Un gruppo di atleti che si sono ritirati dalla scena internazionale, che non rientrano nei piani del management o giocatori che semplicemente si trovano preclusa una convocazione perchè combattono con pari ruolo altrettanto forti. State per leggere una formazione da fantarugby, ma in fin dei conti sognare non costa nulla.
N.15 Israel Folau (Australia)
Non indosserà la maglia n.15 degli Wallabies per le note ragioni disciplinari. Un vero pugno nello stomaco per i palati fini del rugby internazionale. Folau è classe, tecnica, fantasia, velocità, potenza. In Giappone ci mancherà.
N.14 Nemani Nadolo (Fiji)
Un cucciolo di ala da 194 cm per 130 kg che fa ancora tremare le vene dei polsi a gran parte dei dirimpettai del rugby europeo. Ha scelto di mollare la nazionale pur non essendo sul viale del tramonto. In caso di contrattacco a campo aperto non avremmo dubbi. Palla a Nadolo.
N.13 Mathieu Bastareaud (Francia)
Più un primo centro che un secondo. Placca, recupera, avanza e dà sicurezza ad un reparto dei trequarti in cerca di identità. Caratteristiche che farebbero comodo a tante squadre nazionali, ma non a Jacques Brunel che lo ha escluso senza appelli dal XV de France.
N.12 Ma’a Nonu (Nuova Zelanda)
Il culto della rottamazione non è un affare prettamente italico. Nella terra dei Kiwi quando hai 37 anni puoi ancora dire la tua a livello di franchigia, ma per la maglia nera sei fuori dai giochi. Nonostante 104 caps e due mondiali vinti da fuoriclasse, come line breaker degli All Blacks farebbe ancora un figurone.
N.11 James Lowe (Nuova Zelanda)
Sbarcato in Europa senza essere mai finito nei radar di Steve Hansen il trequarti ala maori è diventato grande con Leinster. Grazie ad uno stile di gioco piuttosto ‘selvaggio’, si è conquistato un ruolo di primo piano nel rugby continentale. In molte nazionali Tier 1 sarebbe un top player.
N.1o Danny Cipriani (Inghilterra)
Si è detto e scritto molto su di lui. È pur vero che la concorrenza nel ruolo appare spietata, ma dopo un anno di rugby al massimo livello con i colori del Gloucester quanto sarebbe bello vederlo anche solo a sprazzi in Giappone?
N.9 Rhys Webb (Galles)
Tagliato fuori dalle regole sugli Exiles della WRU (meno di 60 caps e contratto in Francia) il folletto di Bridgend guarderà la RWC dalla assolata costa francese. Le sue caratteristiche da impact player condite da una grande imprevedibilità rimangono un valore aggiunto per chiunque lo metta in lista gara.
N.8 Fritz Lee (Samoa)
Arrivato a Clermont nel 2013 in qualità di Joker Medical si è presto affermato come uno dei giocatori più costanti del XV francese e in generale del rugby europeo. Un passaggio fugace con New Zealand Seven e poi a livello di selezioni nazionali nulla più. La sua prestazione monumentale in finale di Challenge Cup ci ricorda quanto Lee sappia essere determinante per le sorti della sua squadra.
N.7 Colby Fainga’a (Australia)
Flanker talismano del Connacht. Al primo anno in Irlanda ha mostrato una carica agonistica eccellente che lo ha presto proiettato fra i migliori giocatori del Pro14. Inamovibile nel XV di Andy Friend, punta vestire la maglia degli Wallabies. E chissà che dopo il mondiale non possa realizzare il suo sogno.
N.6 Mamuka Gorgodze (Georgia)
Il suo contributo ai Lelos rimarrà scolpito negli annali. Ha scelto volontariamente di abbandonare la scena internazionale. Dopo 3 mondiali giocati da condottiero dei caucasici qualcuno in terza linea dormirà sogni un po’ più tranquilli.
N.5 Samu Manoa (USA)
Anche per il gigante americano le porte del mondiale si chiudono per scelta propria. Una seconda linea esplosiva che con i suoi placcaggi ha creato scompiglio a più riprese.
N.4 George Biagi (Italia)
Lentamente uscito dai preferiti di Conor O’Shea resta uno dei giocatori più esperti ed efficaci nelle rimesse laterali del rugby italiano.
N. 3 John Afoa (Nuova Zelanda)
Se a 36 anni è ancora uno dei giocatori più forti e più pagati della Premiership un motivo ci deve pur essere.
N.2 Pierre Bourgarit (Francia)
Tallonatore classe 1997 grazie ad una serie di exploit con La Rochelle si è subito conquistato le prime apparizioni con i Blues. Ha finito la stagione in maniera non brillantissima, ma a 22 anni il futuro è dalla sua parte.

N.1 Joe Marler (Inghilterra)

Ha annunciato il suo ritiro dal rugby internazionale in maniera netta e non negoziabile. A 28 anni, in piena maturità fisica e tecnica, con Mako Vunipola acciaccato, poteva essere una risorsa infinita per Eddie Jones

A disposizione:

16 Dylan Hartley (Inghilterra)

Alla trincea con bad boy Dylan sempre e comunque.

17 Pierre Schoeman (Sudafrica)

Pilone Boero quanto basta per spingere a tutta in mischia chiusa.

18 Richard Barrington (Inghilterra)

Fiducia al pilone tuttofare dei Saracens.

19 Quinn Roux (Irlanda)

Difficile emergere fra i lunghi di Irlanda. Nel 2019 ha però dimostrato di valere il livello internazionale.

20 Thomas Young (Galles)

Il suo work rate parla da solo. Nonostante ciò l’ostracismo continua.

21 Morgan Parra (Francia)

Cervello, duttilità e classe ancora utili alla causa.

22 Simon Zebo (Irlanda)

Il passaggio in Francia chiude le porte del XV irlandese ad un giocatore non convenzionale.

23 Leonardo Sarto (Italia)

Se in forma ed allenato è uno dei pochi finisseur puri che abbiamo in azzurro.