Baptiste Serin, rifiorire a Tolone

Parigi: Francia-Italia, Sei Nazioni, 2020. Minuto 71: Danilo Fischetti prova a recuperare un pallone in ruck, ma l’arbitro concede il calcio di punizione ai bleus: il raggruppamento viene considerato già formato. Il giovane pilone azzurro non fa in tempo a capire cos’è successo, l’ovale è già fra le mani di Baptiste Serin, e mentre la linea difensiva italiana arretra per andare a dieci metri, il numero 9 ha già battuto veloce e si è lanciato a tutta velocità oltre il muro, cogliendo in fallo Braam Steyn e Marco Riccioni.

Con un secco cambio all’interno manda al bar il tentativo di placcaggio di Gullo Palazzani, e conclude il tutto superando Jayden Hayward con un grubber a seguire delizioso. E’ una pennellata impressionista à la Claude Monet, mentre la sua corsa rapida ed elegante ricorda più una ballerina di Degas. Meta, mentre Carlo Canna gli piove addosso alla disperata, e non è chiaro se il sospiro a cui il mediano di mischia francese si abbandona sia per non mandarlo a quel paese, Carlo Canna, che gli ha appena involontariamente piantato il gomito nel cervelletto.

Più probabilmente, però, gli occhi chiusi di Serin sono una piccola estasi di liberazione. Una sorta di rottura con lo stereotipo che lo vedeva ingabbiato nella figura del genio evanescente, della promessa piena di talento che però non sboccia mai.


Ogni rimbalzo del calcetto di Serin è una goccia d’acqua de Le ninfee

Tutto il 2019/2020 di Baptiste Serin è stato una fuga da quell’incasellamento, uno slancio verso un futuro diverso dove poter finalmente essere il grande giocatore che tutti hanno finora intravisto. Forse un futuro dove la maglia numero 9 della nazionale francese tornerà solo episodicamente sulle sue spalle, visto il livello siderale del collega di Tolosa, ma, come dimostra il colpo del minuto 71 dello scorso 8 febbraio, un futuro di assoluta rilevanza.

Chissà se quella giocata solo un anno fa Serin se la sarebbe concessa. La sua rinascita è coincisa con l’addio della culla, l’abbandono della comfort zone di Bordeaux, dov’è nato e cresciuto. Guascone, nel senso di originario della Guascogna, è nato in una cittadina di 25mila abitanti, La Teste de Buch, altrimenti noto per ospitare la duna di sabbia più grande d’Europa.

Per arrivare a Bordeaux ci sono appena 60 chilometri, un’oretta abbondante di auto che comincerà a coprire nel 2009, anno in cui passa, appena 15enne ma già in rampa di lancio, al club del capoluogo. L’essere una specie di predestinato non gli impedisce di combinarne di tutti i colori: un giorno, di ritorno in paese, compra con gli amici 300 uova. Passeranno il pomeriggio a lanciarle contro le auto che passano a portata di tiro, finché non arriva una pattuglia della polizia. Due, tre ragazzi portati in centrale, a Serin riesce la fuga.

Le sue doti sono piuttosto lampanti, tanto che a 18 anni esordisce da professionista in Challenge Cup, contro i London Irish, e a 20 gli viene già assegnata la fascia di capitano della squadra. L’anno dell’affermazione è il 2016: a inizio stagione diventa titolare stabile della squadra, nonché calciatore designato. Un’ascesa talmente fulminante che qualcuno mette in giro la voce che Jacques Brunel, all’epoca allenatore dei girondini, sia il suo vero padre.

Guy Novés non attende oltre e prima lo convoca nel gruppo allargato di giocatori che preparano il Sei Nazioni di quell’anno, poi a giugno lo fa esordire in Argentina. In quella partita la Francia cede piuttosto drammaticamente alla squadra arrivata quarta alla Rugby World Cup inglese dell’anno precedente, 30-19, ma in campo si vedono una serie di volti nuovi sui quali Novés ha intenzione d’investire: oltre a Serin esordiscono ben altri 9 giocatori (Rémi Bonfils, William Demotte, Kevin Gourdon, Julien Le Devedec, Clément Maynadier, Fabrice Metz, Xavier Mignot, Lucas Pointud, Julien Rey), la maggior parte dei quali, per la verità, non vedrà molto altro rugby internazionale.

Chi ruba l’occhio è proprio lui, il biondino dal fisico striminzito. Titola L’Equipe: “Pagelle di Argentina-Francia: la promessa Baptiste Serin”. E l’occhiello: “il mediano di mischia è stato stupefacente in quanto a precisione e fluidità”. Voto in pagella: 7.

La settimana successiva, a Tucuman, ancora titolare. La Francia vince con un sorprendente 27-0, rimettendo dentro alcuni pezzi da novanta. Serin ci mette 12 punti al piede, 3 trasformazioni e due calci di punizione, ma anche un assist decisivo per la prima meta dell’incontro a firma Hugo Bonneval.


Guardando un video di highlights si scopre che il calcio a seguire per andare a marcare non è una trovata isolata dei tempi recenti, ma una sorta di signature move del mediano di mischia. Siamo così spesso accecati dalla sua eleganza, dalla sua gestualità e dai suoi passaggi rovesciati, che non ci accorgiamo che si tratta di un giocatore eccezionalmente veloce

Nonostante questa partenza lanciata e la successiva titolarizzazione al Sei Nazioni successivo, fra il 2017 e il 2019 la sua curva di crescita conosce un plateau, complice anche il periodo difficile corrispondente della nazionale francese. A Bordeaux, altrettanto, il momento non è eccezionale: la stagione 17/18 è chiusa con un deludente decimo posto, prestazione ripetuta l’anno successivo, anche se con un bilancio vittorie/sconfitte migliore, più punti in classifica e un distacco più contenuto rispetto alle posizioni che contano.

Quello che conta, però, è che Baptiste Serin ha voglia di cambiare aria. Firma per Tolone, club in ricostruzione dopo la fine dell’era fastosa dei Wilkinson, dei Giteau e dei Ma’a Nonu.

“Avevo bisogno di mettermi in una situazione di pericolo per ritrovare il mio status” ha detto a L’Equipe, quest’anno.

“Cambiare mi ha fatto bene, uscire dalla mia comodità girondina. Erano due anni che il mio livello di rugby andava al ribasso. Il mio club era in una fase stagnante e io ero parte di quella stagnazione. Avevo voglia di vedere qualcos’altro, di uscire dal contesto familiare che avevo a Bordeaux. Avevo voglia di andare da qualche altra parte, in un club dove ci fosse un bel po’ di pressione in più intorno al rugby. Era anche questo che cercavo.”

Un Tolone particolare, quello della stagione 2019/2020. Un Tolone che rinasce dalle proprie ceneri con umiltà, con giocatori come Serin che arrivano per rimettersi in gioco (vero, Sergio Parisse?) e giovani intriganti finalmente emersi nel club (i piloni Gros e Setiano e le aperture Belleau e Carbonel gli esempi più luminosi), che gioca un rugby divertente, che naviga in quarta posizione in Top 14 al momento dell’interruzione dei campionati e si è qualificato ai quarti di Challenge Cup.


Qualche mese fa abbiamo dedicato una puntata di Quindici, il podcast di Ohvale, proprio a Tolone. Al recente passato dei trionfi, all’addio di Mourad Boudjellal, al nuovo corso e ad uno stadio, il Felix Mayol, che è uno dei più caldi di Francia

E poco importa se la squadra lanciata in fuga in prima posizione è proprio quel Bordeaux che Serin ha lasciato. In Costa Azzurra Serin ritrova il gusto della competizione, ritrova crescita e fiducia, torna ad essere un giocatore di enorme prospettiva. A 25 anni ha già accumulato più di 30 caps con la maglia della nazionale, ha dei numeri tecnici che pochi altri possono vantare e una rapidità eccezionale che ne fa un attaccante sempre pericoloso. Un tesoretto a disposizione di Fabien Galthié e un delizia per gli occhi del pubblico transalpino.

Una pianta resistente, Baptiste Serin. Sembrava dovesse fiorire con il primo tepore della primavera, ha resistito alla gelata, e adesso potrebbe anche sbocciare davvero. Al riprendere della stagione, la fioritura.