Alcune considerazioni sul giocatore del decennio

Alla fine del 2020 mancano due mesi e mezzo. Questo non significa che non sia il momento per stilare classifiche. World Rugby ha ufficializzato il processo di votazione per il Men’s Player of the Decade.

Un giochetto divertente su cui ci va di spendere una parola. Anzi due, facciamo tre.

Il panel dei candidati usciti oggi pesca ovviamente fra i vincitori del premio dal 2010 al 2019.

Richie McCaw, Thierry Dusautoir, Dan Carter. Kieran Read, Brodie Retallick, Beauden Barrett, Johnny Sexton, Pieter – Steph Du Toit.

Prima considerazione: non tutti questi atleti hanno il CV o la durata da “giocatore del decennio”. Du Toit è un esempio calzante. Nonostante alla RWC 2019 abbia espresso un rendimento incontenibile, non si può fotografare la carriera del sudafricano come quella del giocatore più forte dal 2010 ad oggi. Stesso discorso vale per il francese Dusautoir,  enorme con il club e roccioso con la nazionale. In maniera consistente però solo nel 2010/11, dunque non ascrivibile come immortale assoluto della decade 2010 – 20.

Seconda considerazione: il miglior giocatore del decennio dovrebbe rappresentare un mix fra trofei vinti (col club e con la nazionale), prestazioni individuali, perseveranza e capacità di incidere nei momenti cruciali.

E su queste caratteristiche si va delineando il nome di quello che è il nostro favorito: Dan Carter. 38 anni, ancora in attività, vincente a tutte le latitudini, sempre decisivo.

Gli altri candidati sono tutti estremamente validi, ma forse il solo Richie McCaw, dal palmares collettivo e individuale comunque indiscutibile, ha influito sulle sorti degli All Blacks allo stesso livello di Carter. Sexton è un monumento nel contesto europeo, ma su scala mondiale? Purtroppo non può vantare nessuna vera affermazione, a meno che non si consideri il tour dei Lions in Australia del 2013 come l’apice definitivo della carriera. Retallick e Read sono un trionfo di classe e potenza, ma voi li considerereste i migliori assoluti di 10 lunghi anni?

E poi c’è Barrett. Che è un giocatore unico nel suo genere per atletismo, eleganza, skills, polivalenza. Però anche su di lui c’è un però. A livello di RWC e Super Rugby non ha collezionato le stesse medaglie di Carter.

Terza considerazione: facciamo i polemici e mettiamo da parte per un attimo il premio del decennio. Si può definire chi è “il miglior giocatore di rugby del mondo” senza fare una distinzione rigida tra mischia e trequarti? Forse due premi separati sarebbero più equi. Pensandoci bene, chi può vantare competenze tecniche e fisiche universali? Un Maradona, un Pelè o un più laico Cristiano Ronaldo nel rugby semplicemente non esiste e non può esistere. Con i criteri di selezione adottati fino ad oggi le prime linee, e anche un po’ le seconde, sono chiaramente svantaggiate. Eppure, escludendo Keith Wood nel 2001, altre prime linee non sono mai state insignite del “Player of the Year”. Siamo sicuri che Malcolm Marx nel 2018 non fosse il giocatore di rugby più forte del mondo? O che sulle spalle robuste di Mtawarira non si poggi una grossa fetta della Web Ellis Cup del Sudafrica?

Insomma, largo ai piloni, di quelli con le orecchie a cavolfiore, timidi eroi della working class: anche il rugby vuole il suo Matthias Sammer.

Quarta considerazione bonus: avete già fatto il giochetto di chi manca fra le candidature? Fenomeni del decennio dimenticati dal premio, ma immancabili nei nostri cuori: Brian O’Driscoll, George Smith, Bakkies Botha, Owen Farrell, Matt Giteau, Keven Mealamu, Juan Martin Hernandez, David Pockock, Conrad Smith, Sam Warburton.

Fermiamoci qui che la lista è lunga.