Dominicì con l’accento sulla i

La morte di Cristophe Dominici ha sconvolto tutti. Il mondo ovale, in particolar modo quello europeo, sembra aver accusato il colpo, come se la vicinanza umana del lutto fosse anche un modo per accorciare le distanze geografiche che separano dalla Francia.

Il tifoso azzurro fra i 30 e i 40 anni lo sapeva: Dominici era un fottuto gran giocatore. Impossibile non provare emozioni contrastanti su di lui, con quel cognome palesemente italiano, quella faccia da scugnizzo, quelle gambe corte e frizzanti, quella capacità di scippare il rimbalzo giusto al momento giusto.

Un vero e proprio paraculo francese. Capelli ossigenati e look da tamarro dei bassifondi di Tolone.

Si divertiva a punire l’Italia. Quando lo guardavi in TV non potevi che incazzarti di fronte a quel fiuto della meta degno di un Pablito Rossi in formato Mundial 82. Sempre velenoso, tranne una volta in cui si perse la baguette proprio nel momento di schiacciarla in meta. Una leggerezza che poteva significare lo stop definitivo alla carriera di molti.

 

Però Dominici non era uno dei molti, era eccezionale. Ala spartiacque, incastrato fra la marea nera dei trequarti alla Jonah Lomu e le ultime schiume di quel french flair che aveva segnato il  rugby pre professionistico.

I Jonah Lomu, i Lote Tuqiri, i Ben Cohen si sono presi la scena a forza di muscoli e sportellate. Solo che sul rimbalzo destinato a scrivere un pezzo di storia c’era lui, il furetto dei Blues.

Cristophe Dominici sembra essersi suicidato. Una storia maledetta che non può finire semplicemente con il canonico RIP esposto sulle bacheche dei social. Il ricco rugby d’oltralpe, che ogni giorno guardiamo con invidia, è anche un ecosistema in cui i giocatori vengono trattati e spremuti squisitamente come professionisti.

Finiti i soldi, finiti i trofei, finita la festa. Ecco che le persone più fragili crollano, esattamente come ha raccontato John Kirwan nel libro “Gli All Blacks non piangono.”

L’analisi sociologica però si ferma qui. Ci sarebbero altri casi di cui parlare, come quello di Armand Vaquerin morto ucciso durante una tragica roulette russa o quello di Marc Cècillon che ha ucciso sua moglie dopo anni di violenze domestiche. Vicende passate che tutti vogliono dimenticare.

Il ricordo di Dominici invece no, quello rimarrà intatto.

Adieu Cristophe.