Un posto al sole

È stato un Top10 difficile, ma un Top10 che alla fine ce l’ha fatta.

Un Top10 con giri a vuoto, non particolarmente combattuto, con alcune partite semplicemente da dimenticare. Eppure un campionato al di sopra delle aspettative iniziali, soprattutto per quanto espresso dalle squadre più piccole.

Ora però è il momento di cambiare marcia: tre settimane di fuoco, segnate dalle battaglie incrociate fra le quattro squadre nettamente migliori della competizione, per decidere chi avrà l’onore di fregiarsi di un titolo di Campione d’Italia un po’ più prezioso degli altri, vista la storia della stagione che si porta sulle spalle.

Si comincia da sabato 15 maggio con le semifinali del Top10: da una parte la storia di Rovigo e Calvisano, dall’altra la strana coppia formata da Petrarca e Valorugby.

Un inedito ricco di storia
di Lorenzo Calamai

Viviamo la sfida tra Petrarca Padova e Valorugby Emilia come una novità: da una parte c’è la terza squadra più titolata d’Italia, dall’altra una società che ha cambiato nome solamente una manciata d’anni fa, rinnovando le proprie ambizioni e arrivando a giocarsi la seconda edizione dei playoff del massimo campionato italiano nella sua storia.

Quella fra Padova e Reggio Emilia è anche una battaglia inedita, visto che le due squadre non si erano mai trovate di fronte, eppure stracolma di storia.

Proprio in questi giorni, infatti, la squadra reggiana celebra il 75° anniversario della prima partita di rugby disputata da quella che, appena nata, si chiamava Sempre Avanti, fondata da un manipolo di reduci della Seconda Guerra Mondiale.

Avrebbe poi cambiato quello splendido nome negli anni Sessanta, diventando parte dell’Unione Sportiva La Torre, per poi diventare Rugby Reggio nel 1970, denominazione conservata fino al 2018.

Dall’altra parte, un Petrarca la cui storia nasce solo un anno dopo rispetto a quella del rugby a Reggio Emilia: la prima partita di campionato è datata 5 novembre 1947.

La differenza sta nel percorso: sulla via Emilia la palla ovale è sempre stata appannaggio di Parma, a tratti di Piacenza e Bologna, ma a Reggio il rugby è sport di serie minori e tanta passione, con una accelerazione decisa solo nell’ultimo decennio grazie alle ambizioni e agli investimenti locali.

Il Petrarca, invece, ha una storia che è parte stessa del DNA del rugby italiano, anche se con molte meno soddisfazioni oggi di quante ne abbia avute nella storia: 13 volte scudettati, 11 volte tra il ’70 e l’87, solo due volte negli ultimi 34 anni.

L’ambizione del Valorugby è scrivere un capitolo di storia nuova, su una pagina ancora intonsa. Quella dei padovani è aggiungere altre righe ai fiumi d’inchiostro già versati per celebrarne le imprese.

Il classico, ruvido ed elettrizzante, Calvisano – Rovigo

di Valerio Bardi

Se la gara 1 di semifinale tra Petrarca e Valorugby è un inedito assoluto, dalle parti del Pata Stadium va in scena quel Calvisano – Rovigo che al contrario rappresenta un appuntamento praticamente fisso del post season italiano.

Calvisano e Rovigo come lo Yin e lo Yang, il Barcelona e il Real, la cioccolata e la crema. Una rivalità che in epoca di Calvisano investito come centro di gravità permanente federale, aveva travalicato i confini del campo. Eppure i gialloneri, nonostante gli strascichi polemici delle passate stagioni, dominano meritatamente il torneo domestico da quasi un decennio.

Già, perchè dall’avvento della Celtic League ai giorni nostri si sono giocate 8 finali del massimo campionato italiano. Calvisano ne ha giocate sei (di cui cinque con Rovigo) e vinte quattro. Un palmares che non ammette repliche.

In ogni caso, mai come oggi il focus è tutto sul campo. I bersaglieri di Casellato hanno reso entusiasmanti molte delle partite giocate, un po’ perchè il coach trevigiano sa bene come predicare un rugby espansivo e concreto, un po’ perchè chi indossa il rossoblù conosce le esigenze di una piazza che non prende in considerazione i nobili pensieri partecipativi di De Coubertin: a Rovigo conta vincere. Il resto sono chiacchiere.

La diga foranea alle velleità dei polesani può costruirla solo Gianluca Guidi, gran maestro degli archibugi difensivi e tecnico troppo scafato per non sapere come affrontare questo tipo di gare. Se fossimo in una normale primavera italiana Calvisano sarebbe la squadra favorita, ma siamo nel maggio 2021, quello della pandemia che non finisce più. E allora tutto può succedere, anche che la RAI si ricordi del rugby nostrano e ci regali tutte le partite in diretta.

D’altronde i play off di Top 10 hanno lo stesso fascino della TV di Stato. Perchè il tricolore, come la telecamera sul palco del Primo Maggio, logora chi non ce l’ha.