Prima fase

In Sudafrica i Lions hanno aggiunto qualcosa al loro gioco

“Non saltellare troppo, stai tranquilla” ha detto un sorridente Josh Adams alla propria compagna durante una videochiamata da Johannesburg a Cardiff.

L’ala del Galles si era appena prodotto in una prestazione da quattro mete in una sola partita nel suo secondo match con la maglia rossa dei British & Irish Lions, a circa due settimane dalla nascita del proprio primogenito. Un momento che il trequarti ha deciso di sacrificare in virtù di una delle opportunità più importanti della sua carriera.

“Ho avuto il pieno supporto di tutta la mia famiglia nel venire qui in Sudafrica, quindi sto cercando di ripagarli per il loro supporto. Tutto quello che sto facendo qui, il duro lavoro in cui mi sto impegnando, è tutto per loro a casa.”

Cosa abbiamo visto in Lions v Lions

Il tour dei British & Irish Lions in Sudafrica è ufficialmente iniziato con una buona vittoria sui Lions, quelli sudafricani, arrivata con un 56-14 che è sembrato più la sbrigativa realizzazione di un compito dovuto che non un esame al quale il gruppo di Warren Gatland volesse sottoporsi.

La partita si è svolta pressoché come quella con il Giappone: un inizio molto forte dei ragazzi in rosso per mettere in chiaro le cose, e poi giusto l’impegno necessario per tenere la barra dritta e navigare a vista fino all’ottantesimo, senza sprecare troppe energie, complice anche un avversario che rispetto alla nazionale nipponica aveva molto meno da offrire.

Perso il filo con i Lions? Rileggi UNA PARTENZA DIFFICILE

Non per questo non ci sono stati giocatori che hanno brillato, anzi: il man of the match Hamish Watson ha offerto una prestazione esemplare, mettendo in mostra tutto ciò che sa fare e risultando di gran lunga il giocatore dall’impatto fisico più importante in campo, come a voler subito togliere dal tavolo qualsiasi argomento riguardante la stazza; Maro Itoje ha completamente demolito la rimessa laterale avversaria; Stuart Hogg ha dato un paio di sgasate delle sue, ma soprattutto si è prodotto in un recupero da 80 metri sul numero 8 avversario che ha dimostrato quanto il capitano di giornata ci tenesse all’occasione; Elliot Daly è entrato dalla panchina ed è sembrato un giocatore decisamente in palla e ansioso di dimostrare la propria qualità finalmente nel ruolo che preferisce, quello di secondo centro.

Rispetto alla precedente apparizioni, quello che hanno mostrato in più i Lions da un punto di vista tecnico si è concentrato nei lanci del gioco e nella conseguente prima fase. Un versante del gioco sul quale Warren Gatland fa abitualmente lavorare molto i propri tecnici dell’attacco, come fatto anche con Rob Howley e il Galles.

Gregor Townsend è un ottimo ingegnere di questi momenti, e la partita contro i Lions ha offerto tante occasioni per poter vedere diverse varianti messe in campo dai nostri Micetti, in particolare da rimessa laterale, con due mete arrivate da altrettante strike moves.

Nel primo caso la difesa dei Lions sudafricani viene totalmente presa di sorpresa dal lancio oltre i 15 metri di Jamie George nei 22 avversari. Si trattava di una rimessa laterale a 6 con Hamish Watson da ricevitore, una specie di proclama per un drive. Invece il pallone finisce a Owen Farrell, che ha molteplici scelte: Watson e LRZ che corrono al suo interno e Ali Price che, rimanendo nascosto all’interno fino all’ultimo, fa un loop attorno. La scelta ricade su di lui e la giocata potrebbe avere anche ulteriori risvolti, ma la difesa dei sudafricani alza immediatamente bandiera bianca e consente allo scozzese di bagnare il proprio debutto dal primo minuto con una meta

Quella più interessante è la prima meta di Josh Adams, quella dove il gallese ha dovuto metterci maggiormente del suo rispetto alle altre marcature di giornata.

La rimessa laterale stavolta è sul settore sinistro del campo, poco fuori dai 22 metri. I Lions si presentano ancora una volta in 6, con Hamish Watson nel ruolo di ricevitore. Come già fatto in alcune occasioni precedenti, Watson strappa il pallone prima che la maul si formi e gioca il pallone fuori.


I Lions stanno giocando spesso con il vuoto alla coda della rimessa laterale.  Fate caso al modo particolare in cui Hamish strappa il pallone dalle mani di Itoje, stando molto lontano dal blocco: non vuole rischiare in nessun modo di essere forzato ad avvilupparsi al groviglio di corpi. Watson quindi  fissa l’ultimo giocatore dell’allineamento e gioca fuori dove 4 compagni assumono tutti comportamenti diversi dando vita a un caleidoscopio di opzioni da difendere.

A prendere il pallone è Ali Price, dietro la schiena di Owen Farrell. La difesa è già leggermente sui talloni, fermata nel proprio avanzamento e non pronta a reagire a quello che accadrà.

Price attira su di sé il difensore al suo interno ampliando leggermente l’arco della sua corsa per essere sicuro che Josh Adams, che arriva dall’interno, abbia lo spazio più ampio possibile per entrare.


Lo schema si svolge in un fazzoletto di campo, l’obiettivo è quello di impedire al primo uomo in piedi, il numero 7 Vincent Tshituka, di riuscire a difendere. In fondo alla rimessa laterale Ruan Dreyer fa un buon lavoro nel non farsi avviluppare nel finto drive, ma per Watson è facile fissarlo e cedere il pallone a Price, che passa dietro la schiena di Owen Farrell. L’angolo stretto del 12 in rosso, però, costringe Tshituka a fare un mezzo passo all’interno che gli sarà fatale quando poi sarà attaccato da Adams proprio sulla sua spalla esterna

Il resto è opera delle qualità di Josh Adams, un giocatore speciale. Qui il numero 11 non si limita a essere esente da errori, che è il suo principale pregio, ma mette in mostra tutte le sue qualità da finisher per dribblare all’interno l’ala avversaria e resistere al tentativo di placcaggio disperato del prima linea avversario.

Almeno quattro volte durante la partita i Lions hanno utilizzato differenti lanci di gioco da rimessa laterale, più o meno sempre con profitto e mettendo in mostra una grande variabilità di situazioni, che non darà nessun punto di riferimento agli avversari d’ora in avanti.

Sicuramente la frattura presente fra il fondo della rimessa laterale e il muro difensivo costretto a 10 metri di profondità dalla linea del fuorigioco sarà una delle chiavi dell’attacco da touche della selezione di Gatland, ma per chi difende sarà un vero e proprio rompicapo in ogni caso capire dove andranno a parare con il movimento che ne scaturisce.