L’insostenibile leggerezza di Juan Martin Gonzalez Samso

La vertiginosa ascesa del flanker dei Pumas con il vizio della meta

Nei suoi 12 lunghi anni di carriera da professionista Willem Jacobus Le Roux, per tutti Willie, non è mai stato noto per le sue prodezze difensive.

Eppure, nonostante questo, la sua impacciata caduta con le ginocchia sul prato del King’s Park di Durban, più simile ad un atto di fervente preghiera che ad un tentativo di placcaggio andato a vuoto, ha lasciato tutti stupiti.

Muovendo lo sguardo dall’estremo degli Springboks verso destra, lo spettatore dell’ultimo turno del Rugby Championship 2022 poteva ammirare la causa di cotanta sorpresa: la sagoma rampante dei 192 robusti centimetri di Juan Martin Gonzalez Samso, con il suo numero 6 a sventolare sulla schiena, si involava verso l’area di meta per il provvisorio 17-14 con cui l’Argentina provava a darsi una chance di battere il Sudafrica in Sudafrica.

Con la meta del 47′ Gonzalez ha eguagliato Nicolas Sanchez come il giocatore dei Pumas che ha segnato più mete in una singola edizione del Championship, 4.

A 22 anni ancora da compiere, il terza linea ha vinto il suo 15esimo cap internazionale e ha dimostrato, tra le altre cose, un notevole fiuto per le marcature pesanti: sono 6 tra il novembre del 2021 e oggi, segnando a tutte e tre le avversarie del Rugby Championship.

Nato e cresciuto a Mendoza nel Marista Rugby Club, lo stesso dell’ex centro dell’Italia Gonzalo Garcia, ha giocato nella nazionale argentina under 20 ai mondiali giovanili del 2019, è entrato poi a far parte dei Jaguares nell’anno successivo alla pandemia, mettendosi in mostra con 7 mete in 9 partite. Dalla scorsa stagione milita nei London Irish, ma la sua vera e propria esplosione è cosa degli ultimi mesi.

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Non è solo la sua prolificità quello che ha portato il classe 2000 alla ribalta dopo aver esordito dalla panchina in una anonima gara di una delle ultime versioni dell’Argentina contro la Romania a Bucharest.

Le sue notevoli dimensioni fisiche lo hanno aiutato ad arrivare nel giro dell’élite argentina, ma è la cilindrata del motore che muove la sua carrozzeria che gli permette di fare il salto di qualità ulteriore per essere un protagonista a livello internazionale.

Torniamo rapidamente alla meta segnata contro il Sudafrica sabato scorso: dopo aver mandato al bar Le Roux, Juan Martin Gonzalez ha le gambe e l’allungo per seminare Jaden Hendrikse, un mediano di mischia che dovrebbe essere più rapido di lui, specie sul breve. Una leggerezza che si sposa in maniera leggiadra e sublime con un corpo che non la prevedrebbe.

Da quando è entrato nel gruppo dei Pumas, la sua presenza è sempre più cruciale nella terza linea dei sudamericani, principalmente come secondo ball carrier negli spazi oltre a Pablo Matera, che aiuta a non sobbarcarsi un lavoro infinito consentendogli di alzarne la qualità, e al fianco di un Marcos Kremer che è invece un giocatore con un range più limitato.

Oltre ad essere il miglior marcatore dell’Argentina nel Rugby Championship, è stato anche il giocatore capace di fare il maggior numero di linebreaks insieme a Matias Moroni ed è il secondo bersaglio per numero di rimesse laterali portate a terra della touche albiceleste dietro il comandante dell’allineamento, Matias Alemanno. A tutto questo, va abbinato il lavoro difensivo, meno appariscente di mostri dello workrate come il già citato Kremer o capitan Montoya, ma che lo vede comunque fra i 10 giocatori con il maggior numero di placcaggi nel torneo (54 in 5 presenze, ottavo).

 Negli ultimi anni non abbiamo visto molti giovani emergere tra le fila dell’Argentina, specie tra gli avanti. Nella squadra scesa in campo sabato c’era un giocatore più giovane di Gonzalez, il 19enne esordiente Pedro Rubiolo, e altri tre giovani, tutti del 1998: Santiago Carreras, Juan Cruz Mallìa e Mayco Vivas.

Questi ultimi sono tutti riusciti ad imporsi, ognuno a suo modo e fino ad un certo punto, fra i giocatori scelti con continuità prima da Mario Ledesma e ora da Michael Cheika, ma nessuno di loro come Juan Martin Gonzalez Samso ha avuto un’ascesa così dirompente da essere uno dei primi nomi che l’allenatore passa al team manager per essere inseriti nella lista gara. Una crescita silenziosa, passata lontano dalle luci dei riflettori, ma che dopo questo Rugby Championship non può essere più ignorata.