Azzurri in terza

Forse la coperta non è così lunga

Per lungo tempo, e ancora in alcune situazioni, il problema dell’Italia del rugby è stato quello di avere un numero adeguato di giocatori del livello necessario per ricoprire le diverse posizioni in squadra: magari il XV titolare poteva essere forte, ma poi l’ingresso dei giocatori dalla panchina cambiava le cose; oppure un determinato ruolo si rivelava scarsamente coperto, come lo è stato per molto tempo il numero 10.

In quanto a terze linee, in Italia, non abbiamo mai dovuto andarle a cercare con il lanternino. Sarà la cultura del nostro rugby, che ci vuole sempre pronti al confronto fisico, pronti a gettare lucida ferocia nel rettangolo di gioco, sarà il caso, la fortuna o una combinazione di questi ed altri fattori, ma la nazionale italiana ha sempre potuto contare su una serie di validi giocatori nel reparto che chiude la mischia ordinata.

Sulla carta, questo è vero anche oggi, forse più di sempre. La quantità di giocatori di terza linea a disposizione di Kieran Crowley e del suo staff è forse la più sostanziosa di sempre, ma il difetto è che la loro qualità non si misura facendone un elenco o prendendo in esame il potenziale futuro o già dimostrato in picchi di forma passati.

Come succede anche per altri ruoli, l’abbondanza di possibilità nel mondo delle idee cozza con l’avere tutti i migliori a disposizione nel loro momento migliore. Prendete ad esempio il ruolo di estremo, dove nei passati test di novembre l’Italia ha dovuto adattare Tommaso Allan. Eppure rispetto al passato, in teoria, gli Azzurri non sono mai stati così ben coperti nel ruolo: Ange Capuozzo, Edoardo Padovani, Matteo Minozzi e dietro Jacopo Trulla e Lorenzo Pani.

Poi però due si fermano per infortunio, uno rimane avviluppato nei guai economici del suo club oltre che in un circolo infinito di problemi fisici, gli ultimi due sono troppo acerbi per partire da titolari in un test match internazionale.

Una situazione simile l’Italia la potrebbe vivere presto con le sue terze linee. Siamo abituato a definirlo il reparto più profondo della nostra nazionale, ma a ben guardare le scelte di Kieran Crowley, ad oggi, sono qualitative ma limitate.

Michele Lamaro, Manuel Zuliani e Lorenzo Cannone hanno giocato un novembre fenomenale e hanno confermato, con il loro ritorno in maglia biancoverde nello United Rugby Championship, di essere in un momento speciale. Cannone e Zuliani sono stati tra i migliori in campo nella vittoria in inferiorità numerica contro Edinburgh, con il secondo in particolare protagonista fin quando il corpo ha retto; Lamaro è rientrato nella trasferta di Galway, dove il Benetton non ha trovato soddisfazione, ma è stato protagonista di alcune azioni sopraffine.

Sebastian Negri è attualmente ai box per concussion, ma con una gestione ottimale del suo minutaggio potrà arrivare al Sei Nazioni per permettere a Crowley di essere flessibile nelle sue scelte. Posto che i quattro nomi fatti finora sono i migliori, Negri integra la terza linea quando serve un ball carrier in più, mentre Zuliani viene preferito tendenzialmente nelle gare dove le competenze difensive e al breakdown vengono esaltate.

L’altro giocatore che fin qui sembra pronto per giocare il Sei Nazioni se dovesse giocare domani è Giovanni Pettinelli, anche se il 26enne di Venezia non ha ancora raggiunto i picchi di forma della conclusione dello scorso Torneo. Quest’anno in URC ha giocato 5 partite, 4 da titolare in altrettante sconfitte del Benetton.

Toa Halafihi ha subito un brutto infortunio contro l’Australia e sarà fuori fino all’inizio del Sei Nazioni, potrebbe recuperare forse per le ultime due gare.

Braam Steyn è lontano parente del miglior giocatore in maglia azzurra nel 2019. Il flanker ex Calvisano ha basato il suo momento apicale su qualità fisiche clamorose, in particolare di esplosività (chi se lo ricorda assurdamente brillante come primo saltatore in fase difensiva da rimessa laterale? Una sorta di O’Mahony con 15 chili in più). Evidentemente l’usura ha esatto una tassa pesante sulle sue qualità, condizionata dai tanti infortuni e acciacchi che hanno contraddistinto il 2021 del sudafricano.  Lui stesso lo ha ammesso a inizio stagione, in una intervista pubblicata sul sito ufficiale del Benetton.

Sudafricano azzurro come Steyn è Johan Meyer, che tra il 2020 e il 2021 aveva a sua volta vissuto un momento di grande brillantezza in nazionale. Poi un brutto infortunio a maggio dello scorso anno: dopo 19 mesi deve ancora rientrare. Recentemente, le Zebre hanno comunicato che il giocatore è passato nuovamente sotto i ferri, senza dare specifiche sui tempi di recupero.

Jake Polledri sta pian piano rimettendo minuti nelle gambe. La sua traiettoria è in risalita: dopo aver giocato a inizio anno in Championship con l’Hartpury e in Premiership Rugby Cup con Gloucester, ora i cherry-and-white gli hanno dato un po’ di spazio anche nel massimo campionato inglese: per lui un paio di convocazioni partendo dalla panchina. La strada per tornare in Nazionale, però, è ancora lunga e difficilmente potremo rivederlo in campo già nel Sei Nazioni 2023.

Renato Giammarioli ha avuto un inizio di stagione da dimenticare, finendo ai Worcester Warriors nella sua prima esperienza all’estero in carriera. Cerca ora di raddrizzare l’annata con il Bordeaux, ma ha finora disputato 27 minuti di rugby in stagione e, nonostante il cambio di guida in panchina al club francese, non sembra aver ottenuto ancora altre opportunità per mettersi in mostra. Chissà se con l’avvento delle coppe europee e con la necessità di ruotare i giocatori le prossime settimane non possano permetterci di rivederlo.

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Giovanni Licata, che all’inizio dell’avventura di Crowley sulla panchina dell’Italia aveva ottenuto una convocazione e una maglia da titolare contro l’Argentina, non ritornerà in campo prima dell’anno nuovo, essendosi operato per la rottura del legamento crociato lo scorso marzo.

Le ultime convocazioni hanno visto la presenza in ritiro di Luca Andreani, ex capitano della under 20, classe 2001, uno dei prospetti più interessanti in terza linea, anche se meno straripante di altri coetanei. Dotato di una carrozzeria meno scintillante di Cannone, Andreani è una vera e propria dinamo, accumula grandi quantità di lavoro in campo mettendo notevole qualità in ogni intervento. Tuttavia, è ancora un giocatore molto acerbo, che ancora non si è assicurato un posto da titolare in URC. Un peccato che le Zebre, dopo averlo fatto giocare molto nelle prime partite dell’anno, non lo selezioni dal 22 ottobre. Dopo aver giocato 4 delle prime 6 gare, non sta giocando da tre partite consecutive.

Dietro Andreani i profili appetibili non mancano, ma stiamo parlando di giocatori ancora lontani dall’essere maturi per lo United Rugby Championship, figurarsi il livello internazionale. Giacomo Ferrari ha iniziato a fare le prime presenze con le Zebre, Ross Vintcent gioca al massimo livello universitario (BUCS) in Inghilterra e ha fatto una presenza con gli Exeter Chiefs in Premiership Rugby Cup, David Odiase è tornato a giocare con Oyonnax Espoirs dopo l’infortunio dell’anno scorso e ha accumulato finora 4 presenze nel campionato giovanile francese. Le prospettive per il futuro sono certamente ottime. Nel frattempo, però, attenzione: potremmo ritrovarci più corti del previsto nel momento più importante.