10 buoni motivi per seguire il Sei Nazioni 2023

Il conto alla rovescia è finito. Siamo nella settimana d’esordio del Sei Nazioni 2023 e il popolo del rugby italiano non può che spostare l’attenzione sul primo succoso evento dell’anno ovale. 

Attraverso un breve listino, ecco i suggerimenti per gustare a pieno il più bel torneo continentale di rugby.

1. L’equilibrio.

E non lo scriviamo tanto per scrivere. Ogni anno gli addetti ai lavori parlano di un Sei Nazioni equilibrato, ma pensateci un attimo, da quanto non si vedeva un’incertezza così? Il 2022 lo ha confermato, più o meno tutti possono vincere con tutti. Le favorite d’obbligo sono 2 e di lì non si scappa: Irlanda e Francia uber alles, rispettivamente prima e seconda del ranking. Scommettereste a occhi chiusi che nessuna delle due possa lasciare le penne in trasferta? Sarebbe così strano se una rediviva Inghilterra le battesse? Oppure sarebbe completamente da escludere una vittoria della lunatica Scozia contro l’Irlanda sul verde prato di Murrayfield? Nel match tra Galles e Inghilterra perchè non tenere il pronostico aperto in favore dei Dragoni? O ancora, perché non sperare ragionevolmente su un’Italia corsara sul suolo scozzese? 

 

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2. La nuova Italia.

Poco sopra abbiamo parlato di equilibrio e dobbiamo parzialmente rettificare. Guardando in casa nostra è ancora molto difficile se non impossibile pensare di poter concorrere alla vittoria finale. Quello che invece possiamo fare è competere. Da quel fatidico match di Cardiff del marzo 2022 gli uomini di Crowley sono entrati in una nuova dimensione. C’è voglia di stupire, di mettere in campo una tensione positiva. La squadra ha punti forti e punti deboli, come ogni formazione del mondo. Per la prima volta dopo tanti anni di batoste, sembra che il gruppo voglia far emergere ancora di più tutte quelle peculiarità offensive che a novembre hanno fatto rumore. 

3. Osservare il primo e ultimo grande appuntamento prima della RWC.

Diffidate da chi vi dice che le squadre del Sei Nazioni si nasconderanno in funzione della Coppa del Mondo. Sono tutte panzane. Nel rugby non ci si nasconde mai e non si fanno bluff. Al massimo potrà esserci un atteggiamento più sperimentale da parte di alcuni head coach, un rimescolamento delle carte per testare nuove soluzioni in vista di settembre. Però siamo certi che nel Sei Nazioni 2023 si giocherà per vincere. E anche per dare un avvertimento a tutte le contendenti dell’Emisfero Sud.

4. Ritornare allo stadio in piena normalità.

La pandemia da Covid ha mollato fortemente la presa. È l’anno definitivo per riappropriarsi del tifo e dell’atmosfera degli stadi. Possiamo (sempre salvaguardando la salute) abbracciarci e sostenere le squadre in campo, scatenarci dal vivo come per due anni non abbiamo potuto fare.

5. Godersi i Trofei.

Ogni rivalità del Sei Nazioni mette in palio una coppa. La più famosa è la Calcutta Cup, in palio dal 1879, giocata annualmente tra Inghilterra e Scozia. Nella lista abbiamo anche il Millenium Trophy tra Inghilterra e Irlanda, inaugurato nel 1988, il Centenary Quaich che si gioca tra Irlanda e Scozia dal 1989, il Trofeo Garibaldi, istituito nel 2007 per la sfida tra Italia e Francia, l’Auld Alliance Trophy svolta fin dal 2018 tra Scozia e Francia. Infine le coppe dedicate a due leggende del rugby: la Doddy Weir Cup  iniziata nel 2018 tra Scozia e Galles e la Cuttitta Cup, contesa per la prima volta nel 2022 tra Italia e Scozia.

6. Seguire i fenomeni.

Vedremo in campo il miglior giocatore del mondo, Josh Van Der Flier, la miglior promessa del mondo, Ange Capuozzo, i due mediani di apertura più tecnici ed effervescenti del panorama europeo, Finn Russell e Marcus Smith, ma anche il trequarti ala più letale dell’Emisfero Nord, Damien Penaud o il numero 8 più esperto e contemporaneamente più elegante del rugby internazionale: Taulupe Faletau. 

7. Seguire i giocatori emergenti.

A partire dal Sei Nazioni Under 20 che si gioca in parallelo con quello seniores. Lì si celano i talenti del futuro, mentre tra i gruppi seniores ci sono alcuni atleti più o meno noti da guardare con grande attenzione. Ve ne segnaliamo 6 in totale, uno per squadra. In Francia Nolan Le Garrec, 20 anni del Racing 92, ha il ruolo ingrato di essere il vice Dupont e possiede tutte le skills per diventare un n.9 di classe mondiale. Per il Galles c’è il solido flanker classe 2000 degli Scarlets Jac Morgan che ha già esordito in nazionale ed è atteso ad un 6N da protagonista. In Irlanda la curiosità è tutta su Gavin Coombes. A 26 anni il numero 8 del Munster si è conquistato uno spazio internazionale al ritmo di prestazioni sontuose nel club di provenienza. In Italia Capuozzo è sempre sotto i riflettori, ma siamo sicuri da ciò che abbiamo visto in questi mesi che il terza linea del Benetton Lorenzo Cannone si collocherà tra le migliori terze linee del Torneo. In Scozia occhio al ventiseienne flanker di Edinburgh Luke Crosbie. Mentre tra gli inglesi potrebbe trovare spazio definitivo Ben Earl, che ha 25 anni, ma mai come in questo 2023 potrebbe prendere in mano le redini della terza linea inglese.

8. Simpatizzare per i cavalli di ritorno.

Ogni squadra ha selezionato giocatori che per varie ragioni erano fuori dal giro del Sei Nazioni e che nel recente passato lo hanno illuminato. E allora bentornati Leigh Halfpenny, Dan Cole, Jacob Stockdale, Matteo Minozzi, Huw Jones e Paul Willemse.

9. Sperare di vedere roba così.

I 5 minuti finali di Galles vs Scozia del 2010 sono follemente poetici. Non meno del 38 a 38 fra Inghilterra e Scozia del 2018.

10. Ascoltare QUINDICI.

Il nostro podcast è sempre sul pezzo. Non andiamo mai realmente in vacanza e per il Sei Nazioni offriamo il meglio del nostro repertorio. Non resta che ascoltare le preview, le review e tutte le opinioni che riusciremo a darvi sul Torneo di rugby più figo del mondo. Lo potete ascoltare qui: https://www.spreaker.com/show/quindici.