Cosa aspettarsi dal Rugby Championship 2023

Una delle pochissime controindicazioni dell’anno mondiale è che The Rugby Championship viene giocato in formato ridotto. Quattro squadre, tre partite ciascuna e poi il focus passa direttamente in Francia, dove da settembre in poi non si scherza più.

Dopo un’edizione 2022 tutto sommato deludente, le premesse per vedere qualcosa di interessante stavolta ci sono quasi tutte. La nuova Australia di Eddie Jones stuzzica i palati fini, la Nuova Zelanda sta alzando i giri del motore, il Sudafrica deve dimostrare quella solidità che si richiede ai campioni del mondo in carica, mentre l’Argentina come sempre promette passione e battaglia.

Tre turni in programma, si parte il week end 8/9 luglio con Sudafrica vs Australia e Argentina vs Nuova Zelanda, si prosegue la settimana dopo con Nuova Zelanda vs Sudafrica e Australia vs Argentina e poi il rush finale di sabato 29 luglio quando Australia vs Nuova Zelanda e Sudafrica vs Argentina chiuderanno i giochi di questa edizione corta.

I temi tecnici sono tanti. Cerchiamo di analizzarli nel loro complesso partendo dai campioni in carica.

Nuova Zelanda

Il peggio sembra essere passato. Il 2022 è andato in archivio come uno degli anni peggiori della storia recente, ma dal Super Rugby Pacific in poi, sembra che lo stato di forma di molti giocatori neozelandesi sia progressivamente migliorato. Bisognerà vedere se il cosiddetto amalgama funzionerà anche al di fuori delle franchigie. In ogni caso appare ancora impossibile pronosticare un grande evento e non dare un minimo di credito agli All Blacks. Il Championship 2023 non fa eccezione. Gli uomini di Foster sono stati capaci di vincere il torneo l’anno scorso in piena burrasca e con una RWC in arrivo possono essere capaci di recuperare energie fisiche e mentali non preventivate.

 

Visualizza questo post su Instagram

 

Un post condiviso da All Blacks (@allblacks)

Punto forte. L’imprevedibilità della batteria veloce è un valore aggiunto notevole. Will Jordan, Leicester Fainga’anuku, Damien McKenzie, Shaun Stevenson, Caleb Clarke e Riche Mo’unga sono tutti atleti usciti in grande spolvero dal Super Rugby. Peccato solo che i primi due della lista saranno assenti nella prima trasferta a Mendoza. Anche senza di loro la cassetta degli attrezzi neozelandese, almeno sulla linea dei trequarti, sembra quella meglio fornita.

Punto debole. Fino a novembre scorso i tuttineri sono stati una preda troppo facile per gli attacchi delle altre squadre. Una morbidezza difensiva inconsueta, ma soprattutto non bilanciata da quella proverbiale capacità di rimettere le partite in carreggiata che aveva reso gli All Blacks la squadra più reattiva del mondo.

Giocatori da seguire. Verrebbe da dire Sam Cane, per comprendere se il suo livello di leadership è diventato finalmente coerente con il peso della maglia che indossa. Impossibile non citare Leicester Fainga’anuku, colosso da 109 kg per 188 cm, che a 23 anni e con 13 mete in 13 partite ha fatto la scelta di trasferirsi in Europa e lasciare la terra dei Kiwi nel pieno della maturazione agonistica. Un terminale offensivo che per potenza e velocità sembra miscelare i migliori tratti di Joe Rokocoko e Julian Savea. Il fatto che Fainga’unuku sarà fuori in una delle tre partite, ci porta a considerare altri due potenziali crack: l’estremo Shaun Stevenson e l’ala Emoni Narawa, entrambi stelle splendenti dei Chiefs.

Sudafrica

Come gli arcirivali neozelandesi anche i Boks sanno che il loro attuale allenatore non sarà più alla guida della nazionale dopo la RWC. Anche loro sono alla fine di un ciclo iniziato inaspettatamente alla RWC 2019. I sudafricani però non hanno bisogno di conoscere il loro futuro coach per impegnarsi a fondo in quello che fanno. Kolisi e compagni si stanno preparando con pazienza per essere al massimo tra un paio di mesi. Sono in raduno praticamente da un mese, hanno più di 40 giocatori di qualità a disposizione e possono approcciare il torneo sia con finalità sperimentali che con ambizioni di vittoria. La rosa di atleti è sempre molto competitiva, anche se tra infortunati eccellenti e atleti non al top della forma, c’è più di un’incognita che aleggia sul XV degli Springboks.

 

Visualizza questo post su Instagram

 

Un post condiviso da Springboks (@bokrugby)

Punto forte. Il pacchetto di mischia è ancora il loro fattore determinante. Lo si è visto a novembre, quando nonostante un tour interlocutorio sul piano dei risultati, i primi 8 uomini hanno sempre portato a casa il macinato. Manca un pilastro come Eben Etzebeth, ma tutti gli interpreti (i titolari e la bomb squad) hanno le giuste caratteristiche per formare un blocco, come sempre, granitico.

Punto debole: Quando il Sudafrica si trova di fronte delle squadre che ne pareggiano l’impatto fisico, talvolta va in difficoltà a trovare soluzioni alternative. In più devono fare attenzione agli aspetti disciplinari, non sempre in linea con gli standard richiesti per competere al massimo livello.

Giocatori da seguire. Sulla scia di un grande United Rugby Championship, non si può non considerare il mediano di apertura degli Stormers Manie Libbok come uno dei giocatori più attesi. Con lui in campo può diminuire un certo approccio conservativo e aumentare il tasso di creatività. Occhio anche a Grant Williams, mediano di mischia degli Sharks dalle grandi doti atletiche. Infine, altro focus va di diritto sul seconda linea del Munster Jean Kleyn, il primo sudafricano a usufruire della regola n.8 di World Rugby che consente di tornare alla nazionale di origine dopo aver giocato da equiparato con un’altra nazionale. Atleta dal work rate impressionante, ha l’opportunità di conquistare una maglia per la RWC all’interno di una batteria di seconde tra le più forti al mondo.

Australia

L’annuncio di Eddie Jones alla guida della nazionale australiana è arrivato lunedì 16 gennaio 2023. Un fulmine a ciel sereno che nessuno attendeva e in tanti auspicavano. Tutto ciò ha riportato i riflettori sugli Wallabies, reduci da un novembre 2022 davvero brutto. Al di là del mare di Tasmania il talento non è mai mancato, forse mancava un nocchiere che fosse capace di assemblarlo. Adesso arriva la prova del nove: dopo mesi di annunci in pieno Eddie Style, è il momento di capire se i suoi uomini valgono davvero la scommessa. Jones è un tecnico capace di ottimizzare le risorse a sua disposizione e di riportare il pragmatismo al centro degli obiettivi tecnici di una squadra. I canguri possono essere la rivelazione di questo breve Rugby Championship.

 

Visualizza questo post su Instagram

 

Un post condiviso da Wallabies (@wallabies)

Punto forte: Intanto l’entusiasmo di un gruppo che ha ritrovato alcuni dei suoi uomini migliori come Marika Koroibete, Samu Kerevi, Michael Hooper e Quade Cooper. E poi c’è quella filosofia di rugby “a tutto campo” propagandata da Jones, che può rinascere a partire da domenica 9 luglio. Non che la gestione di Dave Rennie fosse incentrata su un rugby esente da rischi, ma adesso ci sono di nuovo alcuni settori del campo popolati da atleti molto consistenti sul piano fisico, elemento imprescindibile per aprire i varchi giusti ad una linea veloce sempre molto pungente.

Punto debole: è tutta da verificare la tenuta mentale. L’Australia può essere capace di tutto e il contrario di tutto, può essere capace soprattutto di essere tremendamente discontinua. I giocatori chiave citati sopra devono dimostrare anche di essere nella forma giusta. Il discorso vale soprattutto per Cooper e Kerevi che sono al rientro dopo un periodo di recupero piuttosto complicato.

Giocatori da seguire: facile citare i petardi Tom Wright e Suliasi Navalu. Invece l’attenzione cade tutta su Richie Arnold, fratello gemello di Rory, che a 33 anni sta per esordire a livello internazionale. Mai un cap per lui, perchè spesso è vissuto all’ombra del fratello che invece di presenze ne ha accumulate 36. Seconda linea fortissima nel gioco aereo (208 cm), si è conquistato la chiamata grazie ad una stagione super con lo Stade Toulousain. Come minimo facciamo il tifo per lui.

Argentina

L’Argentina è una delle poche squadre al mondo che sa ritrovare vera e propria linfa vitale quando gioca davanti al proprio pubblico. Proprio questa può essere la leva da cui ripartire per fare un buon Championship. Le aree di dominanza rispetto alle altre 3 contendenti sono meno evidenti, ma questo non significa che gli uomini di Cheika non abbiano in seno al gruppo alcune frecce adeguate al livello della manifestazione. La squadra può contare su uno staff tecnico di primo livello, è scorbutica quando deve esserlo e sa come imbrigliare le big dell’Emisfero Sud. Per loro più che per gli altri, l’edizione 2023 del campionato australe non può essere presa alla leggera: c’è un mondiale alle porte e i Pumas, memori dello scotto pagato nel 2019, non possono fallire.

 

Visualizza questo post su Instagram

 

Un post condiviso da Los Pumas (@lospumasuar)

Punto forte: qualcuno ricorda la meta in prima fase con l’Inghilterra a novembre? Beh, quella è la dimostrazione lampante che il playbook dei Pumas è molto efficace. Il dinamismo è un elemento che li rende molto pericolosi, anche grazie ad un pool di atleti come Emiliano Boffelli, Santiago Carreras, Juan Martin Gonzalez Samso che riescono a infastidire le difese con grande frequenza. E poi c’è il carattere. L’Argentina si esalta sistematicamente nei momenti più difficili.

Punto debole: in mischia ordinata non sembrano irresistibili, soprattutto in prima linea, dove risultano più evidenti le qualità nel gioco aperto piuttosto che nelle fasi statiche. La storica supremazia del pack sudamericano al momento è tutta da verificare, così come la profondità della rosa.

Giocatori da seguire: Mateo Carreras, la scheggia. Il trequarti ala del Newcastle è un concentrato di velocità e cambi di direzione. Piccolo e compatto, difficilmente va a terra e marca tantissimo. Un finisher emergente da osservare con molta attenzione.