Non è poi così importante

Francia-Nuova Zelanda è una partita sensazionale per aprire la Rugby World Cup, ma non è una gara decisiva

È la partita simbolo della Rugby World Cup. Le due vittorie francesi del 1999 e del 2007 e la finale vinta dagli All Blacks di un solo punto nel 2011 hanno reso la rivalità fra Francia e Nuova Zelanda mitica. In più, è uno degli incontri più frequenti del mondiale: sette volte in nove edizioni le due squadre si sono trovate di fronte.

L’ottava promette di essere sensazionale. In uno Stade de France colmo in ogni ordine di posti, due delle migliori squadre al mondo, fra cui gli ospiti della Coppa del Mondo, si affronteranno nella gara d’esordio. Non si poteva chiedere molto di meglio per avviare questa rassegna nel duecentesimo anno dal mito fondativo del gioco.

Rispetto a quanto si dice in giro, però, Francia-Nuova Zelanda non sarà una partita decisiva per le sorti del girone A, che comprende Italia, Uruguay e Namibia oltre alle due superpotenze.

Certo, la gara possiede una rilevanza simbolica, psicologica, morale e infine anche tecnica enorme. Certo, ognuna delle due squadre è disposta a tutto per portare a casa il risultato. Certo, nessuno entrerà in campo pensando che il mondiale comunque è lungo. Ma la verità è che la prima partita di questa Rugby World Cup non è poi così importante.

Guardiamo la situazione: che Bleus e All Blacks partano con una vittoria o con una sconfitta, per entrambe la gara decisiva per la qualificazione ai quarti di finale rimarrà quella contro l’Italia, a patto che gli Azzurri compiano il proprio dovere nelle prime due partite del loro percorso; arrivare primi o secondi nel girone ha una rilevanza, ma limitata, visto che ai quarti di finale la pool A è abbinata con la B, quella di Irlanda, Sudafrica e Scozia.

Pescare una qualsiasi delle prime due del ranking mondiale ai quarti sarebbe in ogni caso una sfida enorme. Mettetevi nei panni della Nuova Zelanda: preferireste incontrare la squadra che vi ha inflitto la peggior sconfitta di sempre o quella contro cui avete perso più volte negli ultimi 4 anni?

Certo, se la Scozia compiesse un’impresa e riuscisse a qualificarsi le carte in tavola potrebbero cambiare. La quinta squadra del ranking mondiale è comunque un avversario più malleabile delle altre. Eppure le avrebbe battute, acquisendo uno spessore decisamente consistente.

La partita dello Stade de France di venerdì sera ha un sacco di temi tattici da sviscerare, ma due fasi del gioco meritano particolare attenzione.

Una è la mischia ordinata, dove gli All Blacks vorranno provare a mettere pressione su una squadra francese orfana di Cyril Baille in prima linea e di Paul Willemse in seconda. Due assenze pesanti nel senso stretto dell’aggettivo, ma non solo: Reda Wardi e Jean-Baptiste Gros hanno un buon numero di caps, ma hanno quasi sempre giocato partendo dalla panchina, non sono giocatori consolidati a livello internazionale per giocare 50-60 minuti in una partita ai massimi livelli; la presenza di una seconda linea mastodontica alle spalle di Uini Atonio è una delle chiavi del successo della mischia ordinata francese, ma contro gli All Blacks ci saranno invece due seconde linee meno potenti e più atletiche come Cameron woki e Thibaut Flament.

Al contrario, ed ecco il secondo punto di interesse, il gioco tattico al piede di Antoine Dupont e Thomas Ramos, con Matthieu Jalibert come terzo violino, sarà la chiave con cui la Francia cercherà di aprire la cassaforte neozelandese. La varietà delle soluzioni del duo tolosano potrebbe mettere sotto pressione il triangolo allargato in maglia nera, utilizzando le grandissime doti in aria e a terra di Damian Penaud e Gabin Villiere, coadiuvati dalla grande pressione fisica che il resto della squadra è capace di mettere sui ricevitori avversari. Eventuali palloni di recupero nella metà campo avversaria sono tutto quello che la Francia chiede per riuscire a innescare le sue qualità individuali nel gioco rotto.

Tutto sommato, però, vada come vada, Francia e Nuova Zelanda avranno un cammino difficile nella loro Rugby World Cup. Entrambe, al tempo stesso, hanno le carte per andare fino in fondo. E chissà che la loro sfida non possa riproporsi in finale, come accadde nel 2011.