Benetton e Zebre: cronaca di una stagione 2024/25 così così

La stagione 2024/25 del rugby italiano d’elite si chiude con un bilancio agrodolce, per non dire deludente. Benetton Rugby e Zebre Parma, le due franchigie italiane impegnate nello United Rugby Championship (URC), hanno vissuto un’annata segnata da continui alti e bassi, sprazzi di buon gioco alternati a crolli improvvisi, e l’impressione sempre più marcata che il salto di qualità tanto atteso sia ancora lontano.

Benetton: crescita a metà e treni persi

La stagione dei Leoni di Treviso era iniziata con aspettative elevate, soprattutto dopo l’ottima campagna dell’anno precedente. L’obiettivo minimo era tornare nei playoff URC, possibilmente migliorare la propria dimensione europea con una campagna di Champions Cup di spessore. In Coppa nulla da dire, la squadra è arrivata a un passo dai quarti di finale, invece in URC il cammino si è arenato troppo presto.

Pur potendo contare su una base di giocatori molto solida e alcune ottime prestazioni casalinghe – emblematiche le vittorie contro Glasgow Warriors, Edinburgh e Sharks – Benetton ha pagato una cronica difficoltà nel chiudere le partite più scorbutiche, specie in trasferta. Il decimo posto finale in URC, a ridosso della zona playoff ma comunque fuori, fotografa bene l’andamento della squadra: forte ma non abbastanza regolare. I fattori che hanno portato al fallimento dell’obiettivo minimo sono tanti, a partire dall’ enorme apporto che la squadra di Bortolami ha dato alla nazionale italiana.

Nella fredda analisi dei dati (9 vittorie, 1 pareggio 8 sconfitte) risultano abbastanza inaccettabili le battute d’arresto rovinose in trasferta con Edinburgh e Ospreys, due partite perse male, in cui oltre alla tariffa si è percepita la sostanziale incapacità del Benetton di imporsi sulle avversarie quando le contingenze impongono di fare a meno di alcuni punti di riferimento della squadra.

E questo è un altro nodo da sciogliere. La rosa viene allestita ogni anno per mantenere un livello di performance elevato in entrambi i palcoscenici, ma il contributo degli atleti stranieri o di coloro che non vestono l’azzurro abitualmente non sempre è stato sufficiente. Questo implica che non appena lo staff ha a disposizione i giocatori della nazionale, li schiera senza sosta e chiede loro uno sforzo enorme in termini di stress fisico e mentale. Uno impiego massivo che sul lungo periodo poi si paga.

In Europa, la Champions Cup ha visto i biancoverdi fermarsi agli ottavi, battuti da un Castres più cinico nei momenti decisivi. Una delusione che conferma un problema ricorrente: la difficoltà nel tenere i nervi saldi quando la battaglia di campo si vince sui dettagli.

I momenti di grande rugby ci sono stati, anche se non abbastanza per finire nella parte nobile della classifica di URC ☝️

Zebre: penultime e in crescita

La stagione delle Zebre Parma si chiude con il quindicesimo posto in URC, meglio dello scorso anno, anche se a voler essere pignoli i passi avanti sono stati leggermente offuscati dalle ultime uscite, compresa la sconfitta evitabile con il Connacht all’ultimo turno. Chi ha seguito le partite degli emiliani però sa che, almeno in parte, il bicchiere è mezzo pieno.

Il nuovo staff tecnico, guidato da Massimo Brunello, ha puntato su un rugby passionale, fatto di velocità e iniziativa. Il problema? Tanti errori gestionali e una fase difensiva ancora fragile per competere nelle parti alte della graduatoria. Questo non deve oscurare un elemento fondamentale: il gruppo ha mostrato la chiara capacità di reagire, qualcosa che in passato non si era quasi mai visto. Le Zebre del 2025 sono un collettivo ancora ‘work in progress’, ma in grado di esprimere un’identità precisa e costringere gli avversari più quotati a sudarsi ogni singolo punto da mettere sul tabellone.

Le cinque vittorie in URC non cambiano radicalmente la storia della franchigia ducale, ma testimoniano le potenzialità di una squadra viva, più combattiva che in passato e assolutamente non disposta ad essere la cenerentola del torneo. Anzi, a dirla tutta i ragazzi di coach Brunello devono mangiarsi le mani per alcuni punti lasciati per strada (Lions, Glasgow ed Edinburgh in casa, Treviso in trasferta) che se fossero stati raccolti avrebbero potuto migliorare ulteriormente la classifica. Questo vale anche per la Challenge Cup, dove con un po’ più di convinzione e con una rosa più profonda, gli ottavi di finale sarebbero stati tranquillamente alla portata.

Ogni considerazione sul piano agonistico va inquadrata nell’ormai cronico contesto di instabilità dirigenziale e finanziaria che attanaglia la seconda franchigia italiana fin dalla sua nascita. Il vero limite delle Zebre è tutto qui: chi sarebbe in grado di fare meglio con un budget così risicato e un parco giocatori composto perlopiù da atleti nel pieno del loro percorso formativo?

Potrebbe essere Prisciantelli, ancora non ‘cappato’ con l’Argentina, uno dei nuovi volti dell’Italia? ☝️

Continuità, profondità e mentalità: le tre sfide aperte

Sia Benetton che Zebre continuano a soffrire nel momento in cui serve costanza e pragmatismo nel centrare l’obiettivo a prescindere dalla qualità estetica della prestazione. L’impressione generale è che il rugby italiano, a livello di franchigie, stia ancora cercando una strada da cui non si torna più indietro. La FIR è l’unica Union non rappresentata nelle migliori 8 di URC, certamente non un dramma ma nemmeno un segnale confortante. Le difficoltà strutturali non mancano: roster troppo corti per affrontare stagioni lunghe, pressione extra data dalla funzione “formativa” delle squadre per la Nazionale, e un gap fisico-tecnico che in alcuni confronti con le corrazzate si nota ancora troppo.

Serve un cambio di marcia

La stagione 2024/25 ci lascia una certezza: la qualità c’è, ma non basta. Serve consolidare ciò che funziona, lavorare su profondità e mentalità, e soprattutto vincere più spesso le partite “da vincere”. Lo URC è un campionato che lascia degli spiragli, costruito praticamente in funzione dell’attività delle nazionali. È legittimo sperare in qualcosa di meglio, soprattutto quando atleti di alto profilo internazionale sbarcano (soprattutto) a Treviso e Parma.

In fondo, Benetton e Zebre hanno mostrato lampi, ma nel rugby moderno la continuità è tutto. E il rugby italiano non può più permettersi di galleggiare nella mediocrità: il futuro della nazionale passa (anche) da qui.