Warm Up Matches: cosa possiamo aspettarci dagli azzurri

Gli uomini di O’Shea giocheranno quattro partite prima di volare in Giappone. Ecco cosa ci attende nelle prossime settimane.

Terminata una intensa fase di raduni, da sabato 10 agosto si inizia a fare sul serio. L’Aviva Stadium di Dublino accoglierà la prima Italia pre Mondiale di Conor O’Shea nel Warm Up Match di avvicinamento alla RWC 2019 che ci vedrà contrapposti all’Irlanda di Joe Schmidt.

Gli azzurri tornano in campo a distanza di sette mesi dall’ultima gara del Sei Nazioni che ci ha visti sconfitti a Roma in maniera beffarda dalla Francia.

I temi che ci accompagnano in questa prima uscita estiva sono molti. Andiamo con ordine.

Micro obiettivi. Duole ammetterlo: il destino azzurro in Giappone appare già segnato. Certo, le partite non si vincono ne si perdono prima di essere giocate, ma i due scontri del girone eliminatorio con Nuova Zelanda e Sudafrica sembrano difficilmente alla portata degli azzurri. Con i quarti di finale che appaiono lontani come una chimera, gli uomini di O’Shea dovranno vivere la kermesse mondiale come un’opportunità di crescita individuale e collettiva cercando risposte soprattutto sul piano della performance e della competitività nell’arco degli ottanta minuti. Stesso discorso vale per i test match di agosto. Porsi dei piccoli obiettivi, possibilmente raggiungibili, per ricostruire un clima di fiducia che dopo 22 sconfitte consecutive al Sei Nazioni inizia a vacillare. Ridurre il gap con Irlanda e Inghilterra, battere con autorevolezza la Russia e insidiare la Francia. Queste potrebbero essere le ragionevoli ambizioni azzurre dal 10 agosto al 6 settembre.

Profondità. In quattro partite lo staff potrà ruotare 38 giocatori. Ci andremo a scontrare su un terreno che spesso ci ha visto perdenti. Quello della profondità. Le opzioni per ruolo a disposizione di O’Shea almeno rispetto alle gestioni tecniche precedenti sono aumentate, anche se ogni volta che la squadra è uscita dalla zona di comfort del XV titolare sono arrivate delle batoste. Nella stagione 2018/19 abbiamo giocato due volte contro gli Irlandesi. Nella prima a Chicago si sono scontrate due squadre sperimentali e il risultato non ha lasciato dubbi: 54 a 7 per l’Irlanda. Durante il Sei Nazioni invece è andata in scena una partita piuttosto equilibrata in cui gli irlandesi hanno a lungo sofferto l’intraprendenza dell’Italia per poi vincere 26 a 16. Nel secondo caso erano gli azzurri ad avere un XV più vicino a quello titolare, mentre gli uomini di Schmidt erano schierati in campo con un mix ponderato fra giocatori esperti e seconde scelte in cerca di minutaggio. Questo cosa significa? Un semplice concetto. Abbiamo aumentato il numero dei giocatori di livello internazionale, ma a dispetto delle dichiarazioni del coach azzurro, non riusciamo ad essere sempre competitivi ruotando gli uomini a disposizione. Per vincere contro i top team del Tier 1 non possiamo fare grandi esperimenti e dobbiamo costantemente sperare in una prestazione poco concreta degli avversari. Quando andrà in scena con certezza un ragionevole turn over sarà il 17 agosto a San Benedetto del Tronto per la sfida con la nazionale russa. Non li incontriamo dal 2011 e la vittoria non può essere un fattore negoziabile. Con o senza i titolari. Francia ed Inghilterra ci attendono a poca distanza dal Mondiale, per cui è probabile che il focus sarà puntato sul XV più vicino a quello titolare. Anche loro non vorranno farsi male e rimescoleranno le carte magari a partita iniziata. In ogni caso lo staff cercherà risposte da quei giocatori  che nell’ultimo anno solare sono stati un po’ più ai margini del gruppo. Il Mondiale è una competizione che può richiedere l’inserimento di nuove pedine in ogni momento e tutti gli uomini di O’Shea dovranno garantire una sufficiente dose di intraprendenza e forma fisica.

Graditi ritorni e novità. Assodato che la serie di warm up matches servirà per fare esperimenti, in questa estate pre Mondiale ci sono alcuni spunti interessanti legati alle prospettive del prossimo futuro azzurro. In primis il ritorno di Matteo Minozzi. Il neo acquisto dei London Wasps non mette piede in campo da 11 mesi e dopo aver terminato il lungo protocollo di recupero è ufficialmente pronto a giocare. Coach O’Shea ha già dichiarato che il ragazzo sarà in panchina con l’Irlanda. Notizia graditissima. Anche se è necessario contestualizzare il suo probabile utilizzo. Minozzi, seppur per una sola stagione, ci ha abituato a infiammare il palcoscenico grazie ad una miscela di doti atletiche e tecniche fuori dall’ordinario. Dopo un anno di lontananza dai campi potrebbe pagare qualcosa in termini di confidenza nelle aree di gioco a lui più congeniali come i contrattacchi e le sfide individuali a campo aperto. Dunque è lecito applaudire al suo ritorno ma senza caricare il ragazzo di un peso eccessivo in termini di aspettative.  Oltre a Minozzi ritrovano l’azzurro giocatori importanti per lo scacchiere tattico come Mattia Bellini e Giulio Bisegni, un elemento fisicamente consistente come Marco Lazzaroni e alcuni probabili esordienti come Engjel Makelara, Marco Riccioni e Calum Braley. Il mediano del Gloucester è un po’ l’oggetto misterioso del gruppo azzurro. Apparso senza preavviso fra i convocati dei raduni del Sei Nazioni è poi stato confermato nel listone di Pergine Valsugana. Adesso sembra chiaro che il ventiquattrenne di origine italiana da parte di nonno materno potrebbe presto esordire in maglia azzurra. Nell’ultima stagione ha messo insieme 26 presenze (di cui 11 da titolare) fra Premiership e Champions Cup. Dunque si tratta di un mediano che può vantare, compatibilmente con il livello italiano, una buona esperienza internazionale. Inutile nascondersi, non abbiamo rubato un mediano alla nazionale inglese e probabilmente non stiamo acquisendo le prestazioni del numero 9 più forte del mondo, ma nel momento topico che ci avvicina al mondiale e guardando al prossimo futuro non si può che constatare la coperta corta nel ruolo di mediano di mischia. Con queste premesse il suo inserimento appare abbastanza sensato.

Toto formazione. Il Sei Nazioni 2019 ha dato indicazioni precise. Se i giocatori sono tutti abili ed arruolabili Conor O’Shea si affida ad un blocco che oggi, al netto degli infortuni, dovrebbe scendere in campo con Hayward estremo, Padovani ed Esposito alle ali, Campagnaro e Morisi ai centri, Allan e Tebaldi in mediana, Parisse, Steyn e Polledri in terza linea, Budd e Sisi in seconda linea, Lovotti, Bigi e Ferrari in prima linea. Fra loro potrebbero inserirsi giocatori come Pasquali, Ruzza, Negri e Bellini che nell’arco della stagione hanno strappato più di una maglia da titolare. Già detto della maglia numero 9, all’apertura tornerà molto probabilmente a fare minutaggio Carlo Canna. Il beneventano è finito un po’ nel dimenticatoio ma quando si parla di variare il gioco e dare fosforo all’attacco è l’unica vera alternativa ad Allan. Dove si rende invece necessario effettuare degli esperimenti è il reparto della terza linea. Sergio Parisse a 36 anni infatti si accinge a giocare la sua quinta Coppa del Mondo. La terza da capitano. E’ al centro di un reparto dove i colleghi Steyn, e Polledri (con Negri rincalzo di lusso)ad oggi offrono garanzie di solidità per tutto il campo. Però attraverso uno stile di gioco molto fisico e soggetto ad usura. Licata, Giammarioli, Mbandà sono giovani e rampanti. In poche parole hanno il compito di impensierire O’Shea nella scelta dei futuri cacciatori di palloni azzurri.

Da ricordare. Rai 2 trasmetterà tre delle quattro partite amichevoli dell’Italia. Era dal Sei Nazioni 2005 che la televisione pubblica non mandava in onda in chiaro ed in diretta un match della nazionale maggiore di rugby. L’elenco completo degli impegni estivi:

  • Sabato 10 agosto – Irlanda v Italia, Dublino – Ore 15, Rai 2
  • Sabato 17 agosto – Italia v Russia, San Benedetto del Tronto – Ore 18:25, Rai 2
  • Venerdì 30 agosto – Francia v Italia, ore 21.10, Parigi – Rai 2
  • Venerdì 6 settembre – Inghilterra v Italia, Newcastle – Ore 20:45, Sky Sport