Nobili decadute, budget milionari e stadi pieni: benvenuti nell’universo Pro D2

Viaggio nel campionato numero 2 di Francia fra numeri e risultati

Domenica 26 maggio il campionato francese di Pro D2 si è concluso con il ritorno in Top 14 del Bayonne, anzi pardon, dell’Aviron Bayonnais per essere fedeli alla denominazione ufficiale.

La squadra basca davanti ai 18.000 spettatori dello stadio Hameau di Pau ha superato al fotofinish per 21 a 19 i dominatori della stagione regolare del Brive. Due nobili del rugby transalpino che si sono sfidate per l’accesso alla serie superiore in una cornice di tutto rispetto, e un pensiero preciso che sorge spontaneo sul secondo campionato francese: la Pro D2 è un universo tutto da scoprire.

Partendo dalla finale emerge un dato piuttosto evidente. Le gerarchie geopolitiche d’oltralpe si sono invertite. In Pro D2 infatti stazionano molte squadre che sono a tutti gli effetti la colonna vertebrale del rugby francese, quei piccoli centri urbani in cui la palla ovale non è solo uno sport ma un elemento identitario per l’intera comunità. Prendiamo Bayonne per esempio, città basca per antonomasia, nei colori e nello spirito, famosa per le sue eccellenze gastronomiche, per il surf e per essere il cuore pulsante dell’indipendentismo euskadi oltre il confine spagnolo. La città trova nella polisportiva dei cosiddetti “canottieri baionesi” un propulsore che consente al suo fiero popolo di splendere nel firmamento dello sport professionale. Un’area quella del sud ovest dove si possono trovare anche il pluridecorato Biarritz e il Mont de Marsan, ovvero una coppia di club con più di 100 anni di storia, 6 scudetti, una Challenge Cup e 5 coppe di Francia in bacheca. Le due finaliste Bayonne e Brive a loro volta possono vantare un palmares che stride un po’ con la Pro D2. I primi sono stati campioni di Francia per tre volte e i secondi addirittura vincitori  dell’Heineken Cup nel 1997 in finale con i Leicester Tigers.

Dunque la Pro D2 raggruppa molte di quelle realtà che a cavallo fra gli anni 90 e gli anni 2000 rappresentavano l’essenza di un rugby di club dalle radici storiche profonde. Oggi queste squadre sono state superate dai club delle grandi aree metropolitane che grazie ad una robusta iniezione di capitali  sono stati in grado di ribaltare la geografia del rugby francese. Ecco che in top 14 arrivano Lione, Parigi, Montpellier a discapito di Beziers, Montauban, Colomiers. Certo, si tratta di esempi indicativi, ed è impossibile affermare che Lione, Parigi e Montpellier non siano in grado di esprimere una storia degna della categoria che rappresentano, ma al contempo sono città che hanno avuto la capacità di investire in progetti plurimilionari e così hanno avuto accesso al salotto buono del Top 14 con la stessa rapidità con cui le provinciali sono scomparse dai radar del rugby d’elite.

Il Pro D2 come detto è un campionato a tutti gli effetti iper professionistico. Basta dare un’occhiata ai budget utilizzati nella stagione 2018/19 per capire che ci stiamo muovendo in una galassia che di “serie B” ha ben poco. I dati pubblicati da fonti di informazione autorevoli come L’Equipe e Midi Olimpyque parlano di un Nevers primo nella classifica delle risorse che ha potuto attingere a 12, 4 milioni di euro e un Massy ultimo con 4 milioni di euro da utilizzare per la stagione appena conclusa. Una squadra di metà classifica come Beziers dell’ex azzurro under 20 Charly Trussardi può contare su un budget intorno ai 7/8 milioni di euro, mentre quattro delle sei squadre che hanno partecipato ai play off superano la soglia dei 10 milioni di euro: il citato Nevers, poi Brive (12,2 milioni), Oyannax (11 milioni) e Bayonne (11 milioni) che il giorno dopo la promozione in Top 14 ha annunciato un robusto investimento economico per un nuovo centro di formazione giovanile.

E’ interessante anche analizzare come vengono spesi questi soldi. Infatti stiamo parlando di un torneo che se da una parte funge da rampa di lancio per giovani francesi di talento, dall’altra è alla continua ricerca di atleti stranieri a buon mercato, sempre utili per rinforzare la rosa e per attrarre tifosi. La ricerca del nome esotico è una filosofia che attanaglia in maniera trasversale praticamente tutti i 16 club del Pro D2. Numeri emblematici che offrono spunti di riflessione anche per comprendere la discussa crisi di produzione del talento in seno al rugby francese.

Scorrendo tutti gli effettivi della stagione 2018/19 risulta una media di 19 stranieri per squadra. Numeri da capogiro nonostante alcune formazioni includano anche gli under 23 degli espoirs.

Addirittura Aurillac nel gruppo allargato dei seniores risulta avere 30 atleti stranieri in rosa. Chi recita la parte del leone sono gli atleti isolani, presenti in 15 delle 16 squadre del Pro D2. Fa eccezione solo il neopromosso e già retrocesso Bourg en Bress che non ha giocatori del Pacifico ed è stata la squadra con meno stranieri (10) in rosa di tutto il campionato.  In media ci sono 5 fra figiani, tongani, samoani per ogni squadra, con il massimo raggiunto dai 9 del Biarritz e il minimo dal solo giocatore figiano Adrian Sanday di Oyonnax, che però schiera 8 neozelandesi. fra cui l’ex stella degli Harlequins Ben Botica e 20 stranieri in tutto. La conclamata forza bruta dei giocatori georgiani è inoltre una garanzia di cui nessun club vuole privarsi: 13 squadre su 16 hanno almeno un atleta caucasico fra le loro fila. Molto numerosi sudafricani, argentini, neozelandesi e atleti di nazioni tier 2 come Spagna, Portogallo e Germania.

L’esterofilia sembra essere un elemento a totale servizio dello spettacolo. Il campionato è trasmesso su Eurosport ma gli stadi sono spesso pieni. Lo dicono i dati sul pubblico. Bayonne è la prima squadra per numero di spettatori con un totale di 135.000 fans che popolano lo stadio Jean Dauger per una media di 9.000 persone a partita. Il retrocesso Massy (club in cui è cresciuto Mathieu Bastareaud) ha registrato il dato peggiore con 25.828 spettatori totali e una media di 1721 persone a partite. Il 12% in meno rispetto alla scorsa stagione, complice anche l’annata poco positiva del club dell’hinterland parigino. Interessanti anche i 7.425 spettatori di media del Vannes, squadra bretone che rappresenta un’eccezione rispetto alle altre formazioni del Pro D2. Collocata nell’estremo nord-ovest della Francia è l’unico club professionistico del rugby in Bretagna e l’unico che catalizza l’attenzione del pubblico. In un’area non troppo contaminata dalla palla ovale si è affermata una realtà capace di accedere ai play off e anche di produrre profili interessanti come Anthony Bouthier, fresco vincitore dell’Oscar Midol (premio per miglior giocatore) e prossimo utility back di Montpellier. Segnatevi questo nome perché potrebbe riservare sorprese.

La Pro D2 però non è ancora ufficialmente finita. Domenica 2 giugno infatti si giocherà lo spareggio per accedere in Top 14 fra il Brive sconfitto in finale e il Grenoble penultimo in Top 14. In caso di vittoria dei bianconeri del Limousin nella prossima stagione assisteremmo ad una Pro D2 arricchita da Perpignan e Grenoble. Giusto per rimanere in tema e arricchire un campionato di seconda divisione che per titoli e prestigio non ha eguali al mondo. Bonne Rugby!