Il Mondiale di rugby rispetto a tutti i tornei internazionali è una questione a parte. Per noi assuefatti seriali della palla ovale sfortunatamente residenti in Italia è un po’ come partecipare ad una riunione carbonara. Ci raggruppiamo nelle case degli amici, nelle clubhouse, litighiamo con mogli, fidanzate e parenti perchè stiamo sempre lì, attaccati ad un dispositivo elettronico per vedere una meta o leggere un aggiornamento su Twitter. A volte in orari barbini. In ogni caso sempre eccitati come se fosse la prima volta.
La tavola adesso è finalmente apparecchiata. Si parte venerdì 20 settembre e si finisce sabato 2 novembre, 48 partite e un banchetto ovale da cui sarà difficile alzarsi.

Ecco otto punti da ricordare in attesa del kick off di domani.

1 Giappone. Prima RWC in Asia, prima in Giappone. Uno spettacolo annunciato che prevede la diffusione dei match a 850 milioni di spettatori distribuiti su 217 paesi. Il 96% dei biglietti è già stato venduto, circa 500.000 tifosi provenienti da tutto il Mondo, con particolare riferimento alle terre anglosassoni, sono attesi nella terra del sol levante. Cosa significa questo? Un giro di affari da circa 3 miliardi di euro. Come se non bastasse la RWC giapponese sarà la più suggestiva a livello di contenuti visuali e di ospitalità grazie alla capacità dei nipponici di rendere tutto animato, fantasioso e molto tradizionale. Per non parlare degli stadi, belli e avveniristici, di cui uno munito di prato in erba naturale avvolgibile che sarà sostituito con sintetico per la stagione del baseball. Altra cultura, altri mezzi, altro rugby.

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2 Copertura TV. In Italia non va poi così male. Potremo vedere 18 partite della RWC in chiaro, ma per il resto degli incontri ci sarà da sudare. World Rugby non ha definito con chiarezza la trasmissione di tutti i match del mondiale  e allora non resta che ingegnarsi. Un sito web che trasmette in streaming può essere Kayo Sport con i suoi 14 giorni di prova gratuita che poi diventano 25 dollari australiani al mese (circa 15 euro) con una modalità simile a quella di DAZN. Broadcast celebri come ITV (inglese) e TF1 (Francia) non assicurano la diffusione oltre i confini nazionali e ad essere sinceri non siamo sicuri nemmeno per Kayo. Probabilmente si dovrà ricorrere ai siti streaming pirata. Assicuratevi però di aver installato un buon antivirus e fate finta che non vi abbiamo detto nulla!

3 Birra. Heineken, beverage sponsor ufficiale della RWC è al lavoro nella sua fabbrica di Yokohama per rispondere alla forte domanda di birra. Il colosso olandese ha aumentato dell’80% la produzione mensile di nettare al luppolo. Nel 2015 in Inghilterra furono venduti 1,9 milioni di litri di birra, per questo i giapponesi non hanno alcuna intenzione di sfigurare al cospetto dei britannici. Per chi resta in Italia alla TV la scelta cade su Asahi e Sapporo. Birre che si trovano in commercio e che garantiscono un gusto pulito, secco e molto rinfrescante.

4 All Blacks e gli umani. Ci piacerebbe parlare di altro, ma quando si va a definire la squadra favorita c’è un solo colore a disposizione: il nero. Gli uomini di Hansen sono vicinissimi a realizzare il numero mastodontico dei 16.000 punti in test match internazionali e guardano ancora tutti dall’alto. Se riusciranno ad alzare la Web Ellis Cup anche nel 2019 sarebbe un record sbalorditivo. Tre RWC consecutive e quarto mondiale assoluto in bacheca. In quello che è stato definito da tutti come il torneo più aperto della storia fate attenzione a non sottovalutare Australia e Francia. Un po’ come Olanda e Germania con la palla tonda. Anche quando sono in crisi come puoi dimenticarle?

5 Scandali & misfatti. Il percorso di avvicinamento alla RWC ci ha regalato alcune notizie di cui avremmo fatto volentieri a meno. In ordine sparso: Rob Howley cacciato dallo staff del Galles per un’indagine in corso su un giro di scommesse, Eben Etzebeth accusato di aggressione razzista a mano armata, Aphiwe Dyanti squalificato per doping, Gareth Thomas ufficializza la positività all’HIV. Escluso l’ultimo punto per cui possiamo solo alzare il cappello di fronte al coraggio dell’ ex capitano del Galles, non c’è ragione per fare finta che il rugby stia lentamente allontanandosi da quell’aurea di perfezione che spesso decantiamo.

6 Equiparati & parentado. In Giappone ci saranno 138 giocatori non nati nella nazione che rappresentano. I cosiddetti equiparati o oriundi che dir si voglia. Tanti ? Pochi? A voi le considerazioni. La RWC però ha anche una specificità unica nel suo genere. Vi partecipano Tonga, Samoa e Fiji, tre isole che insieme superano di poco il milione di abitanti. Questo implica che il rugby in quelle terre sia un elemento a tratti familiare. E infatti fratelli e parenti convocati in Giappone sono tantissimi: Tim Nanai Williams di Samoa è il cugino dell’All Blacks Sonny Bill Williams, i fratelli Vunipola stelle della nazionale inglese sono figli di Fe’ao Vunipola, nazionale tongano nel 1999, Josua Tuisova e Filipo Nakosi trequarti ala della nazionale figiana sono fratelli (anche col cognome diverso). Se poi la ricerca andasse più a fondo potremmo citare Siale Piutau capitano di Tonga e fratello di Charles Piutau, Tevita Kuridrani degli Wallabies e cugino di Lote Tuqiri ecc. ecc., ma per ora ci fermiamo qui e passiamo al resto del mondo. Anche qui figli e fratelli eccellenti non mancano: Adam Hastings figlio della leggenda scozzese Gavin , Owen Farrell figlio del futuro coach dell’Irlanda Andy, Romain Ntamack figlio del vicecampione del mondo Emile, Damien Penaud figlio dell’apertura anni 90 dei blues Alain,  Augustin e Diego Ormaechea fratelli uruguaiani e figli di Diego senior, giocatore più vecchio nella storia della RWC in campo nel 1999 a 40 anni suonati. Sicuramente ci scordiamo qualcuno. Speriamo che i genitori dei dimenticati non ce ne vogliano.

7 Maglie e Merchandising. Il corredo della RWC è materiale succulento per molti. Ci permettiamo di stilare una top 5 delle divise nazionali che vedremo a partire da domani. 1) Argentina. Col colletto old style ci fa tornare indietro nel tempo per un sapore di rugby vintage mai dimenticato. 2) Uruguay. Il sole è l’elemento caratteristico della bandiera e incorporato in trasparenza nel celeste fa un figurone. 3) Giappone. Una fantasia che segue le linee dei Samurai. Figa. 4) Fiji. Il simbolismo che copre le bande laterali ricorda la cultura melanesiana. Esotica al punto giusto. 5) Italia. Senza fronzoli, classica e in poche parole bella.

8 Gli azzurri. Sappiamo già qual è la nostra missione. Qualificarci alla RWC 2023, due vittorie con Namibia e Canada ed un match decoroso col Sudafrica per non tornare dal Giappone demoliti nel corpo e nell’anima. I problemi del movimento Italia di cui parlare sarebbero tantissimi, adesso però preferiamo travestirci da tifosi (con approccio analitico) e gustarci il Mondiale. Forza azzurri. Sempre.