Archiviati i primi quattro intensi giorni di Rugby World Cup è arrivato il momento di tracciare un bilancio parziale su ciò che sta succedendo in Giappone. Non ce ne vogliano i tifosi di Samoa, Canada, Uruguay e USA che ancora non hanno giocato, ma il focus del borsino mondiale oggi è puntato sulle big di Ovalia.

Vediamo nel dettaglio i promossi, i rimandati e i bocciati del primo turno.

  • Promossi.

Nuova Zelanda. Quale occasione migliore dell’esordio col Sudafrica per dimostrare tutta la loro qualità? Una performance non perfetta ma efficace e a tratti spettacolare. Quando giocano gli All Blacks si ha come la sensazione di vedere un chirurgo all’opera. Mai agitato, freddo e pronto a usare una gamma di strumenti funzionali ad ogni emergenza. Proprio come i trequarti neozelandesi che dove non arrivano con le mani ci arrivano con i piedi, dove non sfondano evitano, dove non dominano amministrano. Il tutto arricchito da un pack unico per competenze tecniche ed atletismo. Duri e puri, al momento imbattibili.

Irlanda. Il gruppo di Schmidt sembra aver fatto quadrato e ripreso confidenza con i propri capisaldi. A Yokohama sono tornati sugli scudi quei leader della squadra che sembravano essere in discussione dopo un 2019 piuttosto opaco. Se arriveranno in fondo o meno non è dato saperlo. Quello che possiamo affermare è che se il game plan offensivo funziona e i giri del motore della mediana rimangono alti, l’accesso ai quarti di finale dovrebbe essere poco più di una formalità.

Galles. Il timore che la vicenda Howley potesse destabilizzare l’ambiente in occasione dell’esordio con la Georgia è stato accantonato dopo tre minuti dall’inizio del match. Jonathan Davies vola in meta e via la paura. Gli uomini di Gatland alla fine conquistano il bonus offensivo con quattro mete realizzate in quaranta minuti ed evidenziano così una buona forma psicofisica. Il match di domenica con l’Australia è già uno spartiacque su cui investire tutte le energie del gruppo.

Australia. Gli Wallabies a trazione figiana battono le Fiji. Forse un giudizio un po’ riduttivo ma le mete di Latu, Kerevi e Koroibete ci ricordano quanto è influente il contributo degli isolani nella squadra di Cheika. Messa da parte la nazionalità dei marcatori appare evidente che l’Australia abbia interpretato al meglio il match con Fiji, impostando una strategia razionale da mischia e da touch togliendo di fatto il pallone agli avversari nei momenti più importanti. Cinque punti e testa al Galles. Non si poteva chiedere di più.

Francia. Gli unici a giocare una sorta di ottavo di finale anticipato. Splendidi per confidenza e capacità di attaccare gli spazi nel primo tempo quanto smarriti non appena i Pumas hanno messo il turbo nel secondo. Hanno la capacità di resistere con mestiere e di pescare il coniglio dal cilindro con il drop di Lopez che vale un successo pesantissimo. Sono promossi perché hanno vinto il match più equilibrato anche se qualche dubbio sulla capacità di mantenere i nervi saldi rimane.

Inghilterra. L’impressione è quella di una squadra che abbia cercato di controllare una partita che poteva nascondere delle insidie portando a casa i cinque punti con il minimo sforzo. Un piede in campo a Sapporo e un occhio ai prossimi impegni della pool. Piccola nota: Manu Tuilagi dopo anni di malefatte dentro e fuori dal campo, sembra tornato un giocatore di rara efficacia. Con questo stato di grazia può essere un’arma letale contro qualsiasi difesa.

Namibia. E’ la squadra con il ranking più basso fra le partecipanti del Mondiale. Ha perso nettamente dagli azzurri nel primo turno realizzando comunque tre mete e dimostrando una fisicità inaspettata. Considerato il valore complessivo della squadra è giusto tributargli un simbolico applauso di apprezzamento.

Russia. Vale lo stesso principio applicato alla Namibia. La riduzione del gap con il Giappone è già una mezza vittoria. Inoltre gli orsi di Lyn Jones hanno voluto condire il loro esordio nella competizione con una meta pregevole e alcune prestazioni individuali di livello.

  • Rimandati.

Giappone. Giocare davanti al proprio pubblico in occasione dell’apertura dei Mondiali può aver fatto tremare le gambe a qualcuno. Ci può stare. Cosa invece non ci può stare è il numero di errori manuali e la gestione interlocutoria del gioco al piede. Gli uomini di Joseph ci hanno abituato ad una manovra fluida e per questa ragione è strano vederli inciampare banalmente in sbavature che non ti aspetti. Restano cinque punti in cassaforte ed un segno più nella casella delle vittorie.

Sudafrica. Nel mondo degli umani sarebbero promossi a pieni voti. Poi ti ricordi che hanno affrontato gli All Blacks e che essere forti quasi quanto loro non basta. Il match inaugurale nei volti dei protagonisti: il primo tempo è incarnato dalla prestazione opaca di Pollard, il secondo sta nelle gambe e nelle mani di Du Toit. Un gigante che da solo vale il prezzo del biglietto.

Italia. Abbiamo vinto e come se non bastasse siamo scontenti. A essere pragmatici si è trattato di una domenica positiva. Vittoria, cinque punti in classifica e zero infortunati gravi. Noi però vogliamo essere esigenti e pensare che una squadra con il pedigree internazionale marchiato da vent’anni di Sei Nazioni non possa subire la Namibia negli impatti e concedergli tre mete facili. Si può fare di più, anche senza essere eroi.

Tonga. Che cosa si può chiedere ad un gruppo di giocatori che rappresentano un’isola di centomila abitanti sperduta nel Pacifico oltre che essere competitivi di fronte alla macchina da guerra inglese? In effetti nulla. Purtroppo il risultato di 35 a 3 non ammette repliche e colloca gli uomini di Kefu nel purgatorio del primo turno. Nasi Manu il nostro man of the match. Solo applausi ed emozioni per lui.

  • Bocciati.

Scozia. Sembra che il rugby di movimento predicato da Townsend non funzioni più così bene. Almeno non di fronte ad una squadra come l’Irlanda che al posto della barriera difensiva sembra aver eretto la linea Maginot. Dovranno stare attenti al Giappone che li affronterà a caccia di un risultato epocale senza il forte Hamish Watson.

Georgia. Sempre generosi, sempre ruvidi. La distanza con le Tier 1 però rimane notevole e il match con il Galles ci ricorda in soli quaranta minuti che la squadra di Haig dovrà lottare per ottenere almeno una vittoria in questa edizione.

Argentina. Una bocciatura che dispiace perché non va in parallelo con quello che si è visto in campo. Contro la Francia i Pumas dovevano giocare da grande squadra, mettendo in chiaro che sono loro a fare la voce grossa con le big dell’Emisfero Sud all’interno del Rugby Championship. Invece si sono scontrati con l’effervescenza dei blues commettendo errori non tollerabili per una squadra così collaudata. Errori che alla fine gli sono costati la partita più importante della RWC.

Fiji. Altra bocciatura che stride con la prestazione complessiva dei ragazzi di bianco vestiti. Va detto che con il potenziale a disposizione si sono alzate anche le aspettative nei confronti della squadra. Spiace che uno squilibrio fra i reparti non consenta alla linea veloce di fare tutti i danni che vorrebbe. Dal match con l’Australia in sostanza non arrivano punti in classifica. Peccato.