Promossi, rimandati e bocciati del quarto turno della RWC

Quarto ed ultimo blocco di partite messo in archivio. La RWC ha emesso i suoi verdetti definitivi. Si giocano la Web Ellis Cup in otto squadre. Sette squadre che bene o male erano preventivabili come Nuova Zelanda, Inghilterra, Galles, Irlanda, Sudafrica, Francia e Australia ed una matricola della seconda fase mondiale come il Giappone. Saluta ufficialmente la Scozia che era l’ultima formazione in bilico fra paradiso e inferno. In attesa dei quarti di finale ci concentriamo nella valutazione di chi ci ha sorpreso o deluso nell’ultimo turno della fase a gironi. Parliamo di rugby e non di politica. Si perchè la diatriba fra i tifosi e World Rugby è più che comprensibile, ma non deve farci perdere di vista ciò che accade nel rettangolo di gioco.

PROMOSSI

Juan Manuel Leguizamon: l’ultimo match dei Pumas contro gli USA è stato anche l’ultimo con la camiseta albiceleste per l’iconico flanker argentino. I caps in carriera sono 87, ma il buon Leguizamon ha fatto sapere di voler continuare a giocare ad alto livello. A 36 anni, con 15 stagioni di rugby professionistico alle spalle possiamo solo tributare un applauso virtuale a questo gran signore della terza linea.

Siale Piutau, Jack Lam e l’ammirevole orgoglio dei team isolani: Tonga, Samoa e Fiji sono arrivate al mondiale con ambizioni differenti, ma ognuna a suo modo ha lasciato il segno in questa RWC. Un segno che va oltre la singola vittoria ottenuta da tutte e tre. Tonga ha avuto il merito di battere gli USA, di impensierire la Francia e di giocare bene con Inghilterra e Argentina. La squadra guidata dal tostissimo veterano Piutau rappresenta un arcipelago di 108.000 abitanti e sfida alla pari i colossi del rugby. Così come Samoa che fra ingenti difficoltà economiche e una disponibilità limitata di giocatori ha condotto una campagna mondiale comunque dignitosa con un Jack Lam, numero 8 in grande spolvero. Il giocatore del Bristol ha rifiutato contratti intriganti in Top 14 per poter vestire la maglia della nazionale e questo la dice lunga su quanto questi ragazzi vivano il rugby nella sua più semplice essenza. I figiani invece forse potevano dare di più e portare a casa due vittorie. Ormai è andata così, con il tonfo di fronte all’Uruguay che verrà ricordato a lungo. La squadra però è consistente, ricca di talento e individualità, quindi per renderli vincenti basterebbe contenere i loro istinti. Però poi che isolani sarebbero? Meglio goderceli così, pazzi, imprevedibili. In poche parole figiani.

Kazuki Himeno e la lucida furia agonistica dei giapponesi. La qualificazione ai quarti di finale del Giappone ormai non è più una notizia. Primi nella pool A, imbattuti, vincenti e soprattutto convincenti contro due delle sei forti sorelle del rugby europeo. Il pilastro di questa squadra è il numero 8 dei Sunwolves Kazuki Himeno. Proprio lui ha dimostrato che il Giappone non è solo rugby di movimento e folate offensive. Questo fortissimo numero 8 vince le collisioni, porta avanti il pallone e placca come un ossesso. In campo dà l’esempio e i suoi compagni ne hanno assimilato la cultura del sacrificio. Himeno è il vero valore aggiunto dei nipponici.

RIMANDATI

Warren Gatland e quei colpi di testa. Il Galles ha ottenuto la qualificazione ai quarti con relativa tranquillità. Ciò che invece rende agitato il coach di Waikato è lo stato di salute del suo mediano di apertura Dan Biggar, vittima di due concussion nell’arco di due partite. In una squadra che ha dovuto fare a meno del titolare designato Anscombe non c’è più spazio per atti di prevenzione. Lo staff tecnico assicura che Biggar sarà in campo con la Francia perchè non corre alcun pericolo, ma siamo così sicuri che sia stato fatto tutto il possibile per salvaguardarlo?

Eddie Jones il meteorologo. I giorni antecedenti Scozia – Giappone sono stati contraddistinti dai forti dubbi sulla possibilità di giocare o meno il match decisivo per passare ai quarti. Con la sua proverbiale diplomazia è intervenuto Eddie Jones, leggero e simpatico come un placcaggio di Brian Lima sulle costole. Rivolgendosi ai mai troppo amati scozzesi ha detto: “Qui è la stagione dei tifoni, sai bene cosa può succedere e devi prepararti. Noi abbiamo previsto che potesse esserci questo rischio e quindi abbiamo accumulato punti per metterci nella posizione giusta in caso accadesse. ” Un po’ come dire, se siete bravi come noi, non ci saranno problemi per la qualificazione. Jones ha sostenuto anche che in caso di annullamento avrebbe avuto ragione World Rugby a cancellare la gara per l’incolumità di tutti. Sappiamo già il finale della storia e aggiungiamo: se l’inghilterra fosse arrivata all’ultimo turno con la qualificazione in ballo il coach australiano avrebbe detto le stesse cose?

BOCCIATI

Bundee Aki e quel placcaggio alla samoana contro le Samoa. Potrebbe costare carissima l’assenza del centro di Connacht nel quarto di finale dell’Irlanda con gli All Blacks. In termini di efficacia si tratta del trequarti più importante negli equilibri della linea arretrata di Joe Schmidt. Il cartellino rosso preso contro Samoa gli costa tre settimane di squalifica. Un placcaggio alto che sa di colpo basso alle velleità degli irlandesi.

Gregor Townsend e quella poco invidiabile seconda volta. Dal 1987 gli scozzesi sono usciti dalla fase a play off dei mondiali due volte: nel 2011 e nel 2019. La stampa scozzese non ha fatto sconti a Townsend accusandolo senza mezzi termini di essere il responsabile unico dell’eliminazione mondiale. Va dato atto all’ex coach di Glasgow di aver cercato fin dall’inizio del suo mandato una identità di gioco ben precisa. Purtroppo il rischio di eliminazione era concreto per molteplici fattori come la competitività degli avversari, la lunga lista di infortuni e lo stato di forma non ottimale dei giocatori più forti della squadra.  Townsend predicava comunque ottimismo. Solo che al mondiale le buone intenzioni non funzionano ed i suoi detrattori già richiamano il nome di Vern Cotter. Il generale di ferro neozelandese potrebbe però prendere un volo da Montpellier a Roma e diventare il CT degli azzurri. Staremo a vedere cosa ci riserverà il futuro. Nel frattempo assistiamo ad un salotto buono composto da otto squadre dove gli scozzesi insieme agli italiani e agli argentini sono gli unici eliminati partecipanti ai due tornei principali del rugby mondiale.