Cosa sta succedendo allo Stade Francais?

Crisi di gioco ed equilibri precari sulla sponda rosa della Senna

C’è stato un tempo in cui a nominare lo Stade Francais balzavano subito in mente trofei, campioni internazionali e maglie rosa. Aderenti, fluorescenti, di sicuro non passavano inosservate. Lo Stade è stato il primo club ad organizzare le partite di cartello con ballerine, acrobati, cerchi di fuoco e paracadutisti planati in campo prima dell’ingresso in campo della squadra di Parigi.

Uno spettacolo introdotto dall’ex Presidente Max Guazzini (Guazzinì per dirla alla francese, ma con origini pistoiesi) in carica dal 1992 al 2011 che nel giro di poco tempo era riuscito ad introdurre le tecniche più spinte dello show business applicate al rugby, ottenendo anche dei risultati ragguardevoli. Cinque scudetti, un pubblico in costante aumento (79.502 spettatori per un match di campionato con Tolosa, record di afflusso in gare di campionato di tutti gli sport di squadra francesi) e una serie di acquisti importanti fra cui gli azzurri Sergio Parisse e i fratelli Bergamasco.

Oggi lo Stade però non fa più scalpore per le maglie griffate in stile Andy Wharol o per il calendario nudista Les Dieux du Stade, piuttosto fa notizia perchè giace miseramente in fondo alla classifica del Top 14 con 9 punti in 9 giornate. Ben 7 in meno dell’Agen penultimo.

Fin qui nulla di strano, una stagione storta può capitare a tutti, se non fosse che i parigini si sono presentati al via del campionato con un budget faraonico da 40 milioni di euro. Per inciso il più alto di Francia. Agen che sgomita per non retrocedere affronta le peripezie del Top 14 con 12,5 milioni di euro a stagione.

E a dirla tutto lo Stade non ha nemmeno grossi problemi di organico grazie a una sfilza di giocatori di qualità in rosa che portano il nome di Pablo Matera, Nicolas Sanchez, Paul Gabrillagues, Gael Fickou, giusto per fare qualche nome. Men che meno  lo Stade deve fare i conti con problemi di struttura societaria. Il club rilevato nel 2017 dal miliardario tedesco Hans Peter Wild e allenato dall’ex coach degli Springboks Heyneke Meyer si era presentato di recente alla stampa con un progetto di sviluppo pluriennale denominato Ambitions 2023, a conferma che dalle parti di Boulogne vogliono fare le cose in grande.

La squadra però non ingrana e gli scricchiolii iniziano a uscire con forza sui media. Prima le dipartite a muso duro di giocatori storici come Flanquart e Camara, poi quella di Sergio Parisse, capitano e simbolo dello Stade che in estate ha abbandonato Parigi con risvolti polemici dopo 14 anni di onorato servizio. Infine le accuse nemmeno troppo velate degli atleti che dichiarano di mal digerire i metodi direttivi e i carichi di lavoro esagerati di coach Meyer.

I soldi quindi non sembrano fare la felicità, anzi. Lo stadio Jean Bouin, ristrutturato di recente e portato ad una capienza di 20.000 spettatori, è il penultimo del top 14 come ingressi con 10.316 spettatori durante la stagione 2018/19. Gli ultimi titoli dello Stade risalgono agli anni 2015 e 2017 (ultimo anno di accesso ai play off), quando sono arrivati un inaspettato scudetto e una Challenge Cup. Il tutto senza che il parco giocatori fosse così scintillante come quello di oggi. Hans Peter Wild dopo un deludente ottavo posto nella scorsa stagione sembra ormai sul punto di perdere la pazienza.

Chissà se il prossimo destino della squadra più Pop di Francia sarà nell’inferno della Pro D2 o ai piani alti del rugby europeo. Di sicuro qualcuno rimpiangerà l’ex patron Guazzini, “naso triste da italiano allegro, tra i francesi che s’incazzano e i giornali che svolazzano”. Con un passato nell’industria discografica siamo sicuri che il buon Max avrebbe apprezzato le parole di Paolo Conte escogitando qualcosa di roboante per togliere i suoi amati parisien dalle sabbie mobili del fondo classifica.