In azzurro con licenza di stupire: Niccolò Cannone

Oggi a Rovigo si giocherà la finale di Coppa Italia che assegna il primo trofeo della stagione. Una gara che vedrà contrapposti i bersaglieri al Petrarca Padova in quello che possiamo definire il vero derby d’Italia. Fra le fila dei patavini nell’inedito ruolo di flanker ci sarà Niccolò Cannone, uno dei giocatori più sorprendenti del rugby nostrano. La recente convocazione in nazionale lo consacra definitivamente come uno dei prospetti più interessanti del futuro pack azzurro. Lo abbiamo intervistato durante la puntata di Quindici – un podcast Ohvale che troverete all’interno dell’articolo.

Cresciuto nel Florentia, poi il percorso nelle Accademie, adesso un presente fra nazionale, Benetton e Petrarca. Niccolò non smetti di stupire, ma la prima domanda è sulla finale con Rovigo. Come l’avete preparata e che partita sarà?

Sono a Padova da lunedì e l’umore della squadra è buono. Ci siamo allenati molto bene, con un clima piuttosto sereno per evitare di aggiungere pressione ad una finale che a tutti gli effetti non è una partita come le altre. Lo sappiamo bene che in palio non c’è solo la Coppa Italia, ma anche e soprattutto l’onore di vincere il derby d’Italia, di spuntarla sugli avversari storici del Rovigo. L’atmosfera del Battaglini farà il resto. Quando entro in quello stadio con la maglia nera del Petrarca provo sempre una sensazione molto particolare, riesco a caricarmi e vivere delle emozioni molto intense. Sulla partita è chiaro che andiamo a giocare una finale, per cui credo ci sia grande voglia di alzare un trofeo da tutte e due le parti. Il Rovigo è una squadra forte sui principi così come lo siamo noi e penso che assisteremo ad un match molto equilibrato.


La sedicesima puntata di Quindici, il podcast di Ohvale, è appena uscita: parliamo di Niccolò Cannone, Danilo Fischetti, Michelangelo Biondelli e di tutte le altre novità nella lista di convocati di Franco Smith per il Sei Nazioni 2020.
Volete ascoltarla su Spotify? Eccola qui

Da domenica inizia il tuo primo raduno con la nazionale maggiore. Hai già conosciuto Franco Smith? Cosa ti aspetti da questo Sei Nazioni 2020?

Non ho conosciuto di persona Franco Smith perché a Calvisano mancavo a causa di un attacco influenzale. Il primo incontro dunque lo avrò lunedì e devo essere sincero, sono molto emozionato. Mi approccio a questo gruppo sapendo che troverò dei grandissimi professionisti con cui potermi confrontare. A livello personale vorrei poter giocare ogni singolo minuto del torneo, poi però comprendo che ci sarà da lavorare per poter essere considerato nei 23 già per i primi due turni. Tutto quello che verrà in più da questa esperienza sarà un nuovo passo in avanti nel mio percorso di crescita.

Ti ritroverai a lottare per il posto con tanti dei tuoi compagni di squadra convocati nel tuo stesso ruolo. E’ una competizione ad armi pari? Quali sono i punti forti e i punti deboli del tuo repertorio?

C’è grande rispetto con gli altri giocatori coinvolti nel ruolo di seconda linea. Io sono il più giovane della batteria e per conquistare la fiducia da parte dei senatori una cosa è certa: dovrò lavorare con grande abnegazione rimanendo in silenzio e cercando di apprendere il più possibile. Sappiamo tutti che per ottenere una maglia da titolare esiste una sola soluzione che è quella di competere internamente ed alzare il livello di ognuno. Per quello che riguarda le skills individuali posso dire che mi sento più confidente sulla sfida individuale, nelle fasi di uno contro uno sia in attacco che in difesa. E’proprio lì che riesco a esprimere al meglio l’aggressività del mio gioco. Al contrario ci sono molti aspetti della rimessa laterale su cui devo prestare maggiore attenzione e migliorare, soprattutto quando il lavoro sui blocchi si fa più fine, cioè nelle fasi di lettura del salto e di studio dell’avversario.

A proposito della rimessa laterale, tu puoi contare su un allenatore di comprovata esperienza come Bortolami. Che impatto sta avendo sul tuo sviluppo tecnico?

Devo ammettere che la possibilità di essere allenato da Marco Bortolami è un privilegio. Mi ha cambiato come giocatore. Con lui sto scoprendo quanto possano influire i dettagli sulla buona riuscita di una fase di conquista. Un passo in più o uno in meno condizionano la sincronia del reparto. Lui è un grande professionista e cura con maniacale attenzione ogni piccolo aspetto della rimessa laterale.

Niccolò quante partite vinciamo al Sei Nazioni?

Che domande? Tutte. (ride)

Ultima domanda. Ieri sono state ufficializzate le convocazioni della nazionale under 20. Fra i 24 atleti chiamati da coach Roselli c’è anche tuo fratello Lorenzo, al primo anno di categoria. La domanda diventa obbligatoria: chi è il Cannone più forte?

Lo dico da tempo e lo posso mettere nero su bianco. Lorenzo è in assoluto il più forte.