Il borsino del Sei Nazioni vol.2

Secondo fine settimana di Sei Nazioni. Le montagne russe del torneo più vecchio del mondo ovale fanno sentire i primi mal di stomaco.

TOP

Verdi riconoscenti. Sexton, capitano e portavoce dell’Irlanda, ha compiuto un passo di conciliazione importante fra passato e presente. Dopo la vittoria col Galles si è lasciato andare a questa dichiarazione: l’Irlanda sta provando a basarsi sull’eredità di Schmidt, non la sta respingendo.” Un tributo a chi li ha portati fin lì, quel Joe Schmidt trattato con poca eleganza dai vertici della IRFU nel post mondiale. Bravo Johnny. Non sei simpatico, ma elegante si.

Antoine Dupont, una parte per il tutto. Se dobbiamo scegliere un giocatore che in questo primo scampolo di Sei Nazioni incarna al meglio l’essenza della sua squadra non ci sono dubbi: Dupont. La Francia è veloce, cazzuta, propositiva e anche scaltra. Il mediano di mischia del Tolosa, attualmente con i giri del motore altissimi, rispecchia tutto ciò in un concentrato muscolare di 174 cm per 85 kg. E Galthiè se lo tiene stretto.

Canna calibro 12. Carlo da Benevento non se la sta cavando male. In un colpo solo ha smentito gli scettici e offerto una nuova opzione nello scacchiere di Franco Smith. Per una formazione che centellina il talento come il riso all’Isola dei Famosi, averlo in campo è un plus.

Quattro quinti di terze. Nei primi due turni del Sei Nazioni il titolo di man of the match è stato assegnato a Tipuric, Alldritt (2 volte), Stander (2 volte) e Underhill. Tutte terze linee. Verrebbe da dire che non è un Sei Nazioni per secchi (e nemmeno per vecchi). E’ di sicuro un torneo per combattenti. Fra loro spicca CJ Stander, dato per finito prima di febbraio e oggi grandiosamente rivitalizzato.

Genge. Il nuovo che avanza a testa bassa. La meta del pilone dei Tigers ha tolto le castagne dal fuoco a Eddie Jones sul finale della Calcutta Cup. Ormai il suo furore agonistico non è più nascondibile. Merita una maglia da titolare.

FLOP

Pronti, attenti, tutti fermi. Italia. La sconfitta di Parigi è arrivata puntuale, anche se con meno gap del previsto. Meglio di come ci si immaginava, ma non sembra il caso di stappare le bollicine. Le partite iniziano al primo minuto e finiscono all’ottantesimo. Noi siamo stati competitivi durante il match concedendo ai francesi la possibilità di strapazzarci (e scavare il solco) nei primi 20 minuti. Prima di leggere infiniti voli pindarici sulle prestazioni di Italrugby forse è meglio caldeggiare uno spirito garibaldino per tutta la gara.

Finn Russell. Non ci siamo. Le dichiarazioni sul non rapporto fra lui e Townsend sono un esercizio di gossip che destabilizza l’ambiente scozzese. Specialmente con un match delicato come quello di Roma da preparare con impegno certosino. Finn è un fenomeno. Basta che non lo diventi da baraccone.

Stuart Hogg. La “peggior settimana della mia vita” è un film italiano del 2011 con Fabio De Luigi. Esiste anche la versione americana, sitcom della CBS del 2008. Stessa trama. Altrimenti chiedete cosa ne pensa Stuart Hogg dei sette giorni che vanno da sabato 1 a sabato 8 febbraio e vi risponderà con grande educazione. Forse.

Rialzati Galles! Una sconfitta con 10 punti di scarto non è un dramma. Però è la prima nel Sei Nazioni da un anno a questa parte. Fa un certo effetto. Qualche giocatore sotto tono (North? Wainwraight?) e l’eterna carica di Alun Wyn Jones a bilanciare la delusione. Si può dare di più? Si, ma senza essere eroi e con un occhio vigile alla Francia.