Autumn Nations Cup: due XV ohvali

I migliori interpreti del torneo autunnale

Si è conclusa la prima e probabilmente unica edizione della Autumn Nations Cup, un torneo un po’ bislacco, dal valore intrinseco relativo, ma che alla fine dei conti assegna pur sempre un trofeo, e siccome nel mondo del rugby di coppe e coppette non ce ne sono mai abbastanza, anche sollevare questo titolo ha avuto la sua parte.

Ci è riuscita un’Inghilterra oscura, tanto tremenda quanto monotona, tanto efficace quanto vicina a prendersi una vagonata di critiche se non avesse acciuffato la finale per i capelli, proprio mentre le stava sfuggendo di mano.

Sarà perché imbattuta, ma la squadra vincitrice domina i due best XV che Ohvale ha preparato a conclusione di questa Autumn Nations Cup.

Valerio Bardi – Best XV Autumn Nations Cup 2020

Autumn Nations Cup best XV Valerio

Back Three
Brice Dulin è tornato in nazionale per restarci. Due prestazioni magistrali per pulizia e sicurezza, arricchite anche da una bella meta. Per il ruolo di ala mi piace pensare ad un mix fra la velocità di May e la potenza di Tuisova. Un po’ come avere in garage una Mercedes e una Hammer. Macchine dai consumi e affidabilità diverse, ma dal divertimento assicurato non appena ti ci metti alla guida.

Io Centro
Qui c’è spazio per la manovalanza del rugby europeo: Zanon e Sharikadze. Il n.13 dell’Italia sembra aver trovato quella concretezza che un po’ gli era mancata nelle prime apparizioni in azzurro. Se poi oltre al fisico ci mette anche le mani forse abbiamo trovato un giocatorone. Per Sharikadze invece si tratta di una scelta suffragata dal dato numerico, è il terzo miglior placcatore della ANC. In una kermesse che non si ricorderà per prestazioni memorabili io scelgo il capitano dei Lelos.

Capitolo mediana
Non c’è un mediano che mi è piaciuto per davvero. Ok Conor Murray con la Scozia è tornato a giocare su ritmi accettabili, ma è un po’ poco per nominarlo come il migliore fra i numeri 9. Mi aspettavo molto dalle gambette scoppiettanti di Ali Price, solo che anche lui è rimasto abbastanza sotto traccia. E allora si va sull’usato sicuro di Ben Youngs così non si sbaglia mai. All’apertura ho apprezzato la personalità di Mathieu Jalibert che, seppur con una conduzione dei trequarti a volte erratica, ha mostrato di volerci mettere la faccia, il piede e un po’ tutto il suo repertorio. Non è ispirato come Ntamack però può diventarne una valida alternativa.

Terze linee
La cafonaggine di Caelan Doris in fase di placcaggio – recupero, la capacità di sbrogliare le situazioni di Billy Vunipola e il dinamismo di Tipuric sono il mio mix perfetto.

Seconde linee di trincea
Il diavolo e l’acqua santa. Resta da decidere chi dei due è l’acqua santa.
Maro Itoje assomigli ad un prototipo. Troppo perfetto nel suo corredo di skills da seconda linea per non essere nella top XV. Accanto a lui il figlio di buona donna che ogni coach vorrebbe in mezzo alla trincea: Baptiste Pesenti.

Piloni & Pilastri
Porter ormai è vicino alla consacrazione definitiva. Se già era forte nelle forche caudine della mischia chiusa, adesso può essere considerato un riferimento anche nel gioco spontaneo dove i suoi interventi sono numerosi e incisivi. Le guanciotte paffute di Jamie George hanno rischiato di asciugarsi a forza di giocare sempre titolare. Di riffa o di raffa è attualmente il miglior n.2 d’Europa. Il Vunipola senior invece ha tirato la carretta. Sudando, sbuffando e sfondando. La palma del n.1 dei n.1 è sua.

Lorenzo Calamai – Best XV Autumn Nations Cup 2020

Autumn Nations Cup best XV Lorenzo

Quelli dietro
Su Brice Dulin non si discute: è stato eletto miglior giocatore della Autumn Nations Cup e ha francamente giocato due partite dove ha decisamente rubato l’occhio. Anche in finale avrebbe meritato il titolo di migliore in campo. Hugo Keenan è un po’ la sorpresa del torneo: emerso in maniera un po’ improvvisa dopo un buon inizio stagione del Leinster, ha conquistato la fiducia di Andy Farrell e si è guadagnato un posto in nazionale dal quale sarà difficile scalzarlo. Dell’impatto di Duhan van der Merwe eravamo certi (ne abbiamo parlato in Quindici), ma ha pienamente soddisfatto le aspettative.

Arieti
Jonathan Danty e Marco Zanon hanno cercato di buttare giù le difese avversarie a suon di mazzate. Danty vince la maglia numero 12 più per assenza di concorrenza che per aver abbagliato, anche se negli occhi rimangono la meta contro gli Azzurri e la botta gigantesca rifilata a Owen Farrell. Zanon è stato l’arma migliore in attacco della nazionale italiana, mettendo lo zampino in 3 delle 4 mete segnate dagli Azzurri alla Autumn Nations Cup.

Regia
Difficile la scelta in mediana dove nessun giocatore ha avuto insieme continuità di rendimento e di presenza. Per me, la spuntano Jalibert e Youngs e tengo a dichiarare che il dottor Bardi mi ha copiato spudoratamente. Comunque, il dieci francese ha offerto due prestazioni ben disciplinate contro Scozia e Italia, e ha giocato ottimamente la finale, anche al netto dell’azione della meta. Il mediano di mischia inglese, invece, ha garantito il solito servizio puntuale e rimane in testa alla lista dei favoriti per la 9 dei British & Irish Lions.

Terza linea
Efesto, Ares e Ermes. popolano al terza linea. Il Fabbro dell’Olimpo, conosciuto tra i mortali come Billy Vunipola, ha martellato di brutto durante la Autumn Nations Cup sia in attacco che in difesa (ricordate la partita contro l’Irlanda?). Uno dei nomi del dio della guerra è invece Teikhesiplêtês, che in greco antico significa colui che assalta le mura, e cos’altro vi è sembrato Peter O’Mahony in Irlanda-Scozia se non una chiara manifestazione di ciò?
Infine, il messaggero degli Dei, Cameron Woki. Ali ai piedi, quelle che gli permettono di muoversi per il campo in maniera leggiadra, apparentemente senza sforzo, e di volare, niente di meno, in rimessa laterale, dove ha dominato le due battaglie di cui è stato protagonista (Italia e Inghilterra).

Tight five
In seconda linea impossibile non riconoscere l’incommensurabile statura di Maro Itoje, un giocatore che a 26 anni è già, legittimamente, un monumento del gioco. Sarà anche per la composizione fisica michelangiolesca. Accanto a lui Baptiste Pesenti, che invece di aggraziato e classicheggiante ha ben poco. Il seconda linea classe ’97 sembra fatto di pietra, probabilmente è di pietra: chiedere referenza a mister Vunipola, che ci è rimbalzato contro in un frontale che avrebbe sfasciato un automobile.
In prima linea, Porter è nel miglior momento della carriera, George è irrinunciabile per l’Inghilterra nonostante la straordinaria classe di Cowan Dickie, e il nostro Danilo Fischetti potrebbe vincere il titolo per giocatore più migliorato dell’ultima finestra internazionale: l’Italia ha trovato il suo numero 1.