Qualcosa da dichiarare

Kieran Crowley al lancio internazionale del Sei Nazioni

Certe volte stare troppo dentro le cose significa non riuscire a vederle con il distacco necessario. La conferenza stampa organizzata dalla Federazione Italiana Rugby alla presenza del presidente Marzio Innocenti, del CT Kieran Crowley e del capitano azzurro Michele Lamaro, interpellati dalla stampa ovale italiana, non è stata particolarmente interessante.

Della maggior parte delle cose si era già parlato, ascoltato e letto in altre sedi e in altre occasioni, cosicché non c’è stato molto di nuovo da apprendere, tranne piccole novità sul gruppo in ritiro a Verona per preparare le prime due partite del Sei Nazioni 2022.

Il giorno precedente, però, Kieran Crowley e Michele Lamaro erano in collegamento con la stampa estera, o meglio anglofona, per rispondere alle domande dei giornalisti britannici.

Durante il lancio internazionale del Sei Nazioni 2022, in mezzo ai soliti argomenti (eleggibili contattati, promozione e retrocessione), Kieran Crowley ha fornito alcune risposte interessanti andando oltre quanto detto diffusamente anche dalle nostre parti, beneficiando del distacco e della consueta conoscenza superficiale del nostro rugby da parte dei giornalisti d’oltremanica.

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Su quali giocatori dell’Italia ripone le proprie aspettative

“Tutti. Qui in Italia ci sono tanti bei giovani giocatori che stanno crescendo, ma hanno bisogno di avere intorno a loro dell’esperienza, specie in un Sei Nazioni dove si affrontano le migliori squadre al mondo.”

“Spero di dare loro l’opportunità di mettersi in mostra. Abbiamo alcuni giocatori che da un punto di vista di crescita saranno da rivedere più avanti, ad esempio nei test estivi e, alla fine, magari alla Rugby World Cup se progrediranno bene.”

“Se avranno o meno fin da ora questa opportunità è invece un altro paio di maniche, perché vanno gestiti in relazione alla loro età ed esperienza.”

Nel finale della risposta l’head coach ha poi fatto i nomi di Paolo Garbisi, Monty Ioane, Michele Lamaro e, udite udite, Manuel Zuliani come giocatori dai quali aspettarsi qualcosa in maglia azzurra nel prossimo Torneo.

Sulle caratteristiche che un capitano deve avere e sui capitani avuti come giocatore e allenatore

“Sicuramente devono avere i giusti valori. Il mio primo capitano in Nuova Zelanda, a livello provinciale, è stato Graham Mourie [ex terza linea anche degli All Blacks con più di 60 caps].”

“Non dimenticherò mai il mio primo match a quel livello. Ho messo un drop da 40 metri che ci ha portato avanti nel punteggio, e sono tornato a centrocampo con il petto in fuori orgoglioso. Lui mi passa accanto, mi mette una mano sulla spalla e mi fa: “keep your feet on the ground“.”

Su Paolo Garbisi

“Penso sia fantastico che sia andato a Montpellier. Gli fa vivere un’altra cultura e un rugby diverso. A Montpellier ad esempio giocano diversamente rispetto a come facevano al Benetton, hanno un pack fisicamente enorme e calciano molto per il territorio.”

“Paolo è migliorato e ha imparato molto. La sua sfida adesso è, visto che è ancora un giovane uomo, riuscire ad adattarsi ai contesti differenti. A Montpellier giocano un rugby diverso da quello che facciamo qui, che è diverso da quello che facevamo al Benetton.”

Sul fatto che l’Italia cala dopo circa un’ora di gioco e sul fitness come punto chiave per migliorare

“Non penso che la forma fisica sia un problema. I nostri giocatori fanno gli stessi numeri di quelli degli altri paesi sui test fisici, nei bronco tests e nelle prove di forza.”

“Non penso che il fitness sia un problema, penso che magari la stazza lo sia, soprattutto in alcune aree. Giochiamo contro squadre fisicamente gigantesche e se devi placcare tutta la partita questo richiede un costo. Se sei una squadra che concede 15-18 CP a partita, come l’Italia ha fatto, sarai sempre in difesa e ciò ti prende energie.”

“Se miglioriamo in alcune aree, come appunto la disciplina, possiamo sperare di avere una prestazione più durevole.”

“Forse si tratta anche di accettare le decisioni arbitrali invece di esserne frustrati, e pensare ad organizzarsi?”

[gesticola platealmente in modo ironico, per prendere in giro la stereotipizzazione che gronda dalla domanda] “Italians are emotional!”

“A parte gli scherzi, questa settimana c’è con noi Alain Rolland [ex arbitro internazionale e direttore del settore arbitrale per World Rugby, dal 2020 collaboratore della FIR] per darci una mano. Michele [Lamaro] ha parlato con lui di come dialogare e relazionarsi agli arbitri.”

“Abbiamo spesso la percezione di essere dalla parte sbagliata delle decisioni arbitrali, ma questo succede quando sei la squadra che sta perdendo. È un’area nella quale ambiamo essere molto migliori.”

Sulle possibilità di acciuffare una vittoria

“È durissima perché giochiamo contro i migliori al mondo. Sicuramente vogliamo provarci a tutti i costi. Prima però dobbiamo concentrarci sull’ottenere piccole vittorie sul campo: essere più efficaci nell’area del contatto, limitare il numero di calci di punizione, essere solidi nelle fasi ordinate.”

“Se ci riusciremo, ci metteremo nella posizione di provare a ottenere una vittoria. Questo renderebbe il nostro Torneo un incredibile successo.”