Ma parliamo del Portogallo

La nazionale italiana di rugby si accinge ad affrontare una finestra di giugno inedita. Dopo aver trascorso molte stagioni estive segnate dalle sfide con i giganti del rugby mondiale, si torna ad una programmazione decisamente più umana.

Portogallo, Georgia e Romania, tre formazioni che militano nel blocco “B” dell’Europa Ovale, tre formazioni ambiziose, tre sfide da vincere. 

Di Georgia e Romania sappiamo già a sufficienza. Non fosse altro perchè sono loro i competitori che ciclicamente tornano a occupare i dibattiti di chi vorrebbe l’Italia fuori dal Sei Nazioni. Specialmente i caucasici, zeppi di atleti militanti in Francia, rappresentano uno scoglio molto duro. Anzi, sono loro la prova del 9 del nostro giugno ovale.

Proviamo però a dedicare l’attenzione al rivale meno quotato: il Portogallo.

Non affrontiamo i lusitani con la nazionale maggiore dal lontano 2007, cioè da quando l’urna di World Rugby ci assegnò un girone di Coppa del Mondo mai così abbordabile: gli inarrivabili All Blacks, ma anche Scozia, Romania e appunto Portogallo. 

Secondo i programmi dello staff tecnico guidato dal severo Pierre Berbizier il match con i Lupi doveva essere una semplice formalità. Una partita da affrontare a pronostico chiuso, prima del crescendo rossiniano che avrebbe dovuto scandire l’avvicinamento alla partita clou del rugby italiano: la famigerata Italia vs Scozia di Saint Etienne. 

In quel match di settembre, davanti ai 45.000 spettatori del Parco dei Principi, si intuì che il giocattolo azzurro, funzionante per tutto l’anno 2007, si era guastato. I dilettanti portoghesi ci infastidirono molto, costrinsero Andrea Masi e soci a fare gli straordinari. Alla fine timbrammo un faticoso 31 a 5 a nostro favore.

Come terminò il romanzo mondiale per l’Italia lo sappiamo tutti, del Portogallo invece si persero lentamente le tracce.

Si ok, la spedizione transitata in Francia deliziò il pubblico con alcune azioni spettacolari, giocò una celebre partita di calcio con gli All Blacks e si prese di diritto la nomina di squadra simpatia. Ma era comunque troppo poco per ritagliarsi uno spazio considerevole nel salotto buono del rugby globale.

Dopo aver raggiunto il picco prestativo durante la RWC, il blocco storico che aveva fatto le fortune della squadra iniziò a disgregarsi. Molti giocatori che si barcamenavano tra dilettantismo e finestre internazionali  passarono al rugby Pro o abbandonarono la scena: le colonne della squadra i fratelli Goncalo e Vasco Uva tra Top 14 e Pro D2, Josè Pinto Neves tra Rugby Lazio e Benetton Treviso, la stella del Seven Pedro Leal nelle serie minori francesi. 

A proposito di Seven, il Portogallo è stata la prima nazionale europea, fuori dal lotto delle Home Unions, a dotarsi di un team fortemente competitivo nel rugby a sette. Tra il 2002 e il 2011 le European Seven Grand Prix Sevens erano terreno di caccia esclusivo dei rossoverdi.

L’ultima decade della Maggiore invece non è stata particolarmente brillante. La partecipazione al Rugby Europe Championship (volgarmente noto come Sei Nazioni B) è segnata da una vittoria assoluta nel 2004 e poi da un lento declino, culminato fino alla retrocessione nel Trophy. Sul piano del movimento interno le acque sono rimaste stagnanti per molto tempo. I campionati domestici si reggevano e si reggono tutt’ora su una struttura dilettantistica, Inoltre, il tentativo di sbarcare nel 2013 sul palcoscenico della Challenge Cup con i Lusitanos XV è stato un mezzo fallimento, scandito da 6 sconfitte su 6 gare di cui due ad opera dei Cavalieri Prato.

Adesso però la squadra nazionale è allenata dall’ex coach del Biarritz Patrice Lagisquet, un uomo di rugby col pedigree, uno che attraverso il lavoro sta lentamente portando i suoi uomini fuori dal guscio. Nello scorso Championship la squadra è riuscita a strappare un lusinghiero pareggio con la Georgia a Tbilisi, mentre pochi mesi prima aveva perso di misura col Giappone un match quasi vinto  e  ha battuto il Canada per la prima volta nella sua storia, con 21 giocatori nati in Portogallo a referto, realizzando la meta della vittoria così:

La stessa selezione dei Lusitanos, rinata nel 2021 e ricostruita per partecipare alla Rugby European Supercup (competizione attivata nel 2021 che raggruppa selezioni di Belgio, Olanda, Georgia, Spagna, Romania, Portogallo, Israele) ha conquistato la finalissima, perdendo di soli tre punti contro i più quotati Black Lion georgiani.

Insomma, il Portogallo è nel bel mezzo di una piccola età dell’oro. Analizzando il contesto in cui Lagisquet si trova ad operare, il buon momento recente può essere considerato un mezzo miracolo. Il calcio a quelle latitudini è padrone incontrastato degli sport nazionali, catalizza tutta l’attenzione dei tifosi, nonché i denari degli sponsor. A rugby ci giocano i colletti bianchi, gli studenti o i giocatori emergenti che si stanno affacciando ad una dimensione professionistica da pochissimo tempo. E forse proprio questo caos organizzativo è alla base della mancata qualificazione al Mondiale 2023, unica vera pecca della gestione Lagisquet.

Che cosa possiamo aspettarci dai nostri avversari lo spiega direttamente il coach in una dichiarazione estrapolata da un’intervista a L’Equipe del maggio 2022: 

“Il rugby portoghese ha dei punti di forza  e ha un approccio diverso da quello che si trova in Francia. La lotta in mischia non è un elemento centrale, a volte è un po’ nascosta. Ci sono giocatori che partecipano al gioco con uno stile molto dinamico distribuito sulla larghezza del campo. È un rugby molto creativo e veloce. Cerchiamo di portare la selezione dei Lusitanos a giocare con una nuova filosofia d’attacco, puntando forte sulla mischia, la maul e le rimesse laterali, tutti elementi che ancora non fanno parte delle loro priorità. La linea dei tre quarti potrebbe competere in Pro D2, ma gli uomini di mischia avrebbero più problemi. È un rugby diverso, ma molto interessante da preparare a livello internazionale.”

Tra i giocatori da seguire ne segnaliamo uno in particolare, Samuel Marques. Probabilmente il più esperto, il metronomo, il mediano di mischia titolare del Carcassone in Pro D2.

La facoltà di scoprire gli altri uomini di punta la lasciamo a chi vorrà ascoltare il nostro Podcast. Come di consueto al link: