Il rugby dei piccoli

Durante lo svolgimento delle Autumn Nations Series è stato assegnato il premio al World Rugby Men’s 15s Player of the Year.

Lo ha vinto meritatamente Josh Van Der Flier, protagonista costante di questo 2022 dominato da Francia e Irlanda.

Lo ha vinto mentre il mondo di ovalia si interrogava sui grandi assenti dal listino dei premiati: Eben Etzebeth, Ardie Savea, Gregory Alldritt. Tre fenomeni esclusi, giusto per dirne tre.

A posteriori sorge spontanea una domanda. Come è possibile assegnare un premio al miglior giocatore del mondo nel rugby?  Le differenze abissali tra le specificità di un uomo di mischia e un trequarti sono così evidenti che i riconoscimenti dovrebbero essere almeno due.

La polemica stavolta può essere messa da parte, perchè noi tifosi italiani abbiamo di che consolarci: a vittoria del Breaktrough Player of the Year da parte di Ange Capuozzo.

Il giovane scugnizzo di origine francese è diventato ben presto l’emblema del rugby democratico. Coraggioso, spumeggiante, bramoso di vittoria. Un arcitaliano dalla faccia pulita che incarna lo stile del Belpaese dentro e fuori dal campo. 

Le sue prestazioni hanno rapito l’occhio degli appassionati. E lui non ci ha pensato due volte ad affermare quella che è una grande verità. A rugby, nonostante le misure, ci può giocare chiunque. Anzi, c’è bisogno di tutti.

“È così: il nostro sport coltiva le differenze. C’è spazio per gli alti e i bassi, per chi ha grande intelligenza tattica e chi ne ha meno. C’è bisogno di tutti. Contano le motivazioni. È il messaggio che spero arrivi ai più giovani.”

Capuozzo dice cose vere, che forse si possono riassumere anche in forma un po’ più brutale. A rugby c’è bisogno di tutti, fin qui il pensiero è corretto e condivisibile, ma a rugby professionistico soprattutto di quelli che hanno qualità motorie, solidità mentale, skills superlative e quel famoso X Factor che ti consente di fare le magie là in mezzo al campo. Una considerazione che vale soprattutto per i normo dotati, cioè quei giocatori che non sono stati forniti da madre natura di misure XXL.

Per fare ciò che fa Capuozzo e condensarlo in 176 cm per 71 kg invece hai bisogno di essere un fenomeno e non uno qualunque. 

La cosa negativa è che Ange risulta ancora una mosca bianca. La misura media dei trequarti nei maggiori campionati europei infatti va ben oltre il metro e 80 per i 91 kg. La cosa positiva è che nel circuito del rugby internazionale stanno emergendo sempre più giocatori piccoli e imprendibili.

Il nostro Capuozzo è il capofila di un gruppetto che a novembre ha incendiato la scena delle ANS. Il Sudafrica dei caterpillar si è aggrappato alle prestazioni di Arendse, Kolbe e De Klerk. Ognuno determinante a modo suo. Ognuno pimpante, poliedrico ed esplosivo, ma soprattutto veloce.

 

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La velocità di cui si parla qui non è solo di gambe, ma anche di comprensione. Un prerequisito necessario al fine di emergere nel rugby frenetico di oggi. Se la capacità di anticipare le situazioni è abbinata anche alla volontà di eludere gli avversari, vuol dire che siamo di fronte ad una miscela pressoché perfetta. E anche i coach più esigenti se ne rendono conto.

Per squarciare delle difese che si sono fatte scientificamente puntuali, serve qualcosa in più che non sia un semplice fisico massiccio e pronto a demolire l’avversario.

Siamo dunque di fronte ad un’inversione di tendenza? Non proprio. Non del tutto. Marika Koroibete, Caleb Clarke, Josua Tuisova, Nemani Nadolo, George North sono solo alcuni esempi di quanto ancora si faccia affidamento su giocatori fisicamente dominanti, anche nei ruoli più esposti alla corsa negli spazi.

Le abilità, il ritmo e l’atteggiamento però fanno la differenza. 

Prendiamo la Scozia, una delle formazioni più brillanti in fase offensiva. Nel XV ideale trova posto sia Darcy Graham (176 cm x 84 kg) che Duhan Van Der Merwe (193 cm x 105 kg). Stesso ruolo, tonnellaggio diverso. Differenze nello stile di gioco? Tantissime. Uno pimpante e imprevedibile, l’altro più potente e diretto. Entrambi però solidi e capaci di portare in dote ciò che serve alla squadra: avanzamento, mete, pericoli per le difese. 

Quindi la misura della stazza diventa ininfluente ai fini della funzionalità dei due profili al piano di gioco.

Oppure la Francia, la squadra attualmente più fisica del rugby mondiale. Tra i Blues nel 2022 è emerso un giocatore come Gabin Villiere (180 cm scarsi per 88 kg) che si discosta fortemente dalla morfologia dei trequarti privilegiati da Galthiè e introduce un elemento ulteriore: l’attitudine. 

Gli esempi di folletti elettrici in giro per il mondo sono tanti, ma non ancora abbastanza per certificare un cambiamento epocale e generalizzato. 

E allora godiamoci il presente: quello di un autunno trascorso all’insegna della creatività, in cui il triangolo allargato migliore è composto da Ange Capuozzo, Darcy Graham e Kurt Lee Arendse. Tre giocatori che compongono un inno simbolico al rugby d’attacco.