6 giocatori da osservare al Sei Nazioni U20 2024

Uno sguardo al Torneo dei piccolini

Venerdì sera, oltre al grande spettacolo di Francia-Irlanda, prenderà le mosse anche il Sei Nazioni U20 2024.

Un torneo che cresce di livello anno dopo anno e che è la prima competizione che ci permette di vedere all’opera i migliori talenti dell’emisfero nord prima che di vederli esplodere al mondiale giovanile dell’estate e, poi, sul palcoscenico più importante.

Per ognuna delle sei squadre che prendono parte al Torneo abbiamo selezionato il giocatore più entusiasmante, in attesa di scoprire altri grandi talenti nel corso delle prossime settimane.

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Asher Opoku-Fordjour, Sale Sharks e Inghilterra
Pilone sinistro, classe 2004

Il pilone Asher Opoku-Fordjour è uno dei nomi più grossi in ballo per questo Sei Nazioni U20. Si è presentato al pubblico più attento lo scorso anno. Ha giocato il Torneo giovanile 2023, ma si è messo decisamente in mostra tre mesi più tardi, al mondiale sudafricano, dove si è trasformato in una forza inarrestabile come portatore e in un vero e proprio trattore in mischia ordinata.

Questa stagione lo vede già notevolmente protagonista in Premiership. Non fatevi ingannare dal fatto che debba ancora ottenere la prima presenza da titolare della sua carriera da professionista: non ci sono molte prime linee 19enni che possono vantare 229 minuti di gioco tra Premiership e Champions Cup, per di più con una squadra di alta classifica come Sale che lo utilizza sia a destra che a sinistra della mischia ordinata.

AOF ha la parte alta del corpo possente del prima linea e le gambe esplosive di uno sprinter. La sua qualità principale è infatti quella di poter unire solidità in mischia ordinata all’essere un ball carrier devastante, capace di fare la differenza grazie alla propria velocità. A questo aggiunge anche discrete mani per definirsi semplicemente come il pilone del futuro.

Morgan Morse, Ospreys e Galles
Numero 8, classe 2005

Avete presente quella clip del derby gallese di United Rugby Championship giocato sotto una pioggia incessante e con il campo trasformato in una torbiera? Quella dove il numero 8 degli Ospreys raccoglie il pallone al volo all’incirca a metà campo, semina tutta la difesa avversaria e segna una di quelle che sarà certamente nella lista delle marcature della stagione?

Ecco, se ce l’avete presente allora già conoscete Morgan Morse, il talento più brillante di una nazionale under 20 del Galles che punta ad essere la sorprese di questo Sei Nazioni, visti i tanti giocatori già esposti in maniera continuativa al livello di URC.

Morse ha appena compiuto 19 anni e ha già 7 presenze in stagione con la franchigia di Swansea, di cui 5 da titolare, con due mete segnate. In Galles è considerato il talento migliore della sua generazione e già lo scorso anno, malgrado sia nato nel 2005, ha partecipato al Sei Nazioni U20 e al mondiale giovanile da titolare.

Esplosivo nel contatto, Morse è un giocatore completo che dà il suo meglio come portatore di palla. Un numero 8 classico nel senso dei compiti che si assume in campo, ma il cui grande dinamismo gli permette di essere particolarmente efficace negli impatti, che peraltro riesce sempre ad evitare frontalmente, costringendo gli avversari ad aggrapparsi a quello che riescono.

Isaac Coates, Edinburgh e Scozia
Mediano di apertura, classe 2005

Sono anni che la Scozia sta faticando a produrre con costanza nomi nuovi attraverso la propria filiera federale. Tra i giocatori sotto i 25 anni della lista dei convocati per il Sei Nazioni dei grandi, sono cinque su nove coloro che hanno giocato nella selezione giovanile e solo uno di loro, Rory Darge, è attualmente un giocatore affermato a livello internazionale.

Per invertire la tendenza, fare un bel Sei Nazioni e poi lanciarsi alla riconquista della prima divisione dei mondiali U20, la Scozia si affida al talento di Isaac Coates, mediano di apertura 18enne sotto contratto con l’accademia della federazione scozzese e piazzato a Edinburgh.

Coates ha una forza fisica notevole per essere un giocatore di un metro e settantacinque e ha personalità da vendere. Rapido nel breve, con begli appoggi e un mancino interessante, guiderà l’attacco della under 20 scozzese malgrado abbia un anno in meno della maggior parte dei colleghi.

Due anni fa ha guidato alla vittoria del campionato scozzese under 18 la squadra del suo college, Merchiston Castle, con una prestazione decisiva in finale che gli è valsa l’attenzione degli addetti ai lavori. Nel 2023 ha partecipato al Super Series Championship (ex Super 6) con la squadra federale del Future XV, brillando in più di una occasione grazie alla propria tecnica individuale e alla sua visione di gioco.

Può essere incline a qualche errore per troppa voglia di essere propositivo e di azzannare subito alla giugulare le difese avversarie, e forse il suo fisico diventerà un limite con l’alzarsi del livello, ma Coates rappresenta il miglior prospetto nato in Scozia a numero 10 da un certo tempo a questa parte.

Mathis Ferté, Brive e Francia
Estremo, classe 2004

In 18 giornate di ProD2 Mathis Ferté non ha giocato solamente una volta. Assente alla prima giornata, si è preso poi un posto da titolare per 16 gare consecutive, fra l’ala e l’estremo, il suo ruolo preferito. Ha segnato 7 mete, giocato quasi 1300 minuti per il Brive, una delle squadre di alta classifica della seconda divisione francese.

Non è una novità. Già lo scorso anno era stato protagonista nella sfortunata stagione dei bianconeri del Correze, conclusa con la retrocessione. Aveva disputato anche qualche partita come numero 9. Ha giocato con la Francia U20 il Sei Nazioni e il mondiale giovanile, segnando due mete nella finale contro l’Irlanda.

Insomma: forte.

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A 172 centimetri di altezza Ferté è un giocatore difficilissimo da tenere a bada negli spazi allargati grazie a una rapidità eccezionale, a ottimi appoggi e a una esplosività che lo rendono l’incubo peggiore per i difensori avversari. Le sue qualità nell’uno-contro-uno sono complementari a una bella visione di gioco e buona tecnica individuale che gli permettono di essere a suo agio in mezzo al campo, il tutto corredato da una capacità di placcaggio tranciante fondamentale per non andare sotto dal punto di vista fisico.

Piero Gritti, Clermont e Italia
Utility forward, classe 2005

È un’Italia eccezionalmente piena di figli d’arte quella degli anni 2004 e 2005, forse come mai prima d’ora. C’è Martino Pucciariello, figlio del pilone italo-argentino Federico, che gioca apertura. C’è Mattia Jimenez, figlio dell’allenatore degli avanti del Petrarca Victor, mediano di mischia. E un giorno ci spiegheranno com’è che da un pilone e un tallonatore è uscita fuori una coppia mediana. L’unico che a livello di posizione in campo sembra ricalcare le orme del genitore è Piero Gritti, seconda o terza linea figlio di Andrea, ex saltatore azzurro in rimessa laterale nei primi anni del Sei Nazioni.

Gritti è un talento fulgido, che promette di superare di slancio le qualità del padre. Nel rugby odierno dove i giocatori hanno centimetri e chili in più, è probabile che finisca per specializzarsi nel ruolo di terza linea dal lato chiuso, ma in nazionale giovanile può ancora destreggiarsi in entrambi i ruoli con i suoi 111 chili distribuiti su 194 centrimetri.

Cresciuto nel Benetton, in estate è passato al Clermont per completare la sua formazione. Ha già indossato la maglia della nazionale under 18, di cui è stato uno dei protagonisti nella scorsa stagione.

A qualità fisiche da giocatore di elite, abbina una bella mobilità, una ottima tecnica individuale e una competenza nel gioco a tutto tondo. Ottimo portatore di palla, scopriremo come si adatterà in un pack che ha in Gallorini, Gasperini e Botturi gli altri principali ball carriers, vedendolo all’opera anche con del lavoro oscuro. Inoltre Gritti è un ottimo saltatore in rimessa laterale, insieme a Cesare Zucconi si occuperà prevedibilmente delle chiamate nel pack azzurro.

Brian Gleeson, Munster e Irlanda
Terza linea, classe 2004

Grande Slam nel Sei Nazioni U20, finalisti al mondiale di categoria, l’Irlanda dello scorso anno è stata una potenza. Per riprovare l’assalto allo Slam, che sarebbe il terzo consecutivo, i giovani Trifogli hanno affidato il capitanato al Munsterman Brian Gleeson.

Numero 8 titolare della formazione irlandese già lo scorso anno, con 8 mete in 10 partite nelle due competizioni under 20 dell’anno, in questa stagione Gleeson ha avuto l’onore di rappresentare il Munster già in 10 occasioni, anche se solo per scampoli di partita.

Una eventualità certamente figlia del gran numero di infortuni che la provincia campione di URC ha patito, ma che nondimeno è testimonianza della gran qualità del giocatore.

Gleeson ricorda un po’ Jack Conan. Un numero 8 fisico ed esplosivo che si trova a suo agio in particolare nello spazio, con buone mani. A queste caratteristiche abbina una innata capacità di battere il primo difensore, andare oltre e continuare a giocare, oltre a grandi doti di recuperatore di palloni.