Note sull’attacco degli Azzurri

La partita contro l'Irlanda ha tanti punti d'interesse

Durante il Sei Nazioni 2023 l’Italia del rugby sta proseguendo sulla china iniziata un anno fa, proseguita in maniera poco brillante in estate e migliorata esponenzialmente a novembre scorso: sta esprimendo un gioco d’attacco propositivo, bello e funzionale alle proprie qualità.

Fin dall’inizio del Torneo Kieran Crowley ha affermato di aver operato alcune piccole modifiche al sistema offensivo visto a novembre. Il grosso è rimasto lo stesso, con l’attacco azzurro che assomiglia, per stile, a quello dell’Irlanda, fatto di tante possibili opzioni penetrazione/aggiramento in mezzo al campo e vicine tra loro.

Proprio contro l’Irlanda, l’Italia ha mostrato diversi punti che, al di là dei trend decisivi della partita, meritano particolare interesse.

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Lancio del gioco da rimessa laterale

Nelle precedenti iterazioni della nazionale italiana, le prime fasi da lancio del gioco sono raramente state brillanti. A memoria, l’unica che abbia portato dividendi degni di nota era la partenza dalla base della mischia ordinata di Sergio Parisse, con un successivo passaggio dietro la schiena per il flanker all’interno.

A parte l’amarcord parissiano, però, spesso le prime fasi azzurre sono state un modo per entrare all’interno di un sistema offensivo un po’ meccanico che faticava a portare dividendi, in particolare negli anni di Conor O’Shea.

Complice l’evoluzione del gioco, ma anche quella della rosa a disposizione dello staff e dello staff stesso, le cose sono cambiate.

Contro l’Irlanda, ad esempio, l’Italia ha presentato un lancio del gioco da rimessa laterale studiato nelle due settimane precedenti appositamente per essere portato in questa gara (il che non significa che non lo rivedremo nel prossimo futuro).

Un set ripetuto per 4 volte dagli Azzurri durante il match, sempre nella zona di campo centrale, fra i 10m difensivi e i 22 offensivi.

Si tratta di una rimessa laterale con un allineamento a 5+1, cioè con un avanti come ricevitore (Lamaro, che come sappiamo è addetto al lavoro di fino nel pack). La rimessa prevede il lancio sul fondo (delle quattro occasioni 2 prese per Ruzza e 2 per Negri, poco fuori dai 15m) con differenti combinazioni all’interno della touche.

Menoncello riceverà da Lamaro per fissare la difesa vicino alla rimessa, cedendo poi a Varney sul suo asse. Brex taglia quindi un altro angolo stretto, che stringe la difesa ed impedisce di scalare all’esterno, mente la palla va a Garbisi dietro la schiena per la scelta decisiva: il numero 10 si trova a giocare a quel punto un 5 contro 3 con Lorenzo Cannone, Bruno, Capuozzo e Padovani in circa 30/35 metri di spazio.

Qui la linea di corsa del numero 8 italiano è splendida e prende d’infilata la frattura che si è generata tra Aki e il suo interno, McCloskey. Purtroppo l’8 azzurro è fermato sui 5m e non riesce a dare continuità diretta al possesso. Merito anche di un eccezionale placcaggio tranciante di Keenan che impedisce a Cannone di gestire la caduta e liberarsi dell’ovale servendo i sostegni.

Sugli sviluppi l’Italia perde il possesso: una delle cose da migliorare è la capacità di convertire dopo un linebreak.

Le altre 3 volte in cui la squadra di casa ha tentato di replicare lo stesso lancio del gioco, questo non ha pagato gli stessi dividendi. Piccoli errori marginali all’interno di una struttura così complessa hanno finito per inficiare la capacità di fare male agli avversari, pur rimanendo estremamente valida la costruzione di una prima fase con così tante opzioni da costringere la difesa a rispettarle tutte.


Nacho Brex, il secondo playmaker nell’attacco dell’Italia

Se siete abituati a parlare di Nacho Brex come di un grande placcatore, ottimo difensore e buon ball carrier non ricredetevi. Solo aggiungete una nuova dimensione alla vostra percezione del numero 13 azzurro, che è diventato il secondo playmaker della nazionale.

Ricordate il Sei Nazioni 2022, con Leo Marin sempre usato come numero 12 per la necessità di affiancare un secondo costruttore di gioco a Garbisi? Ecco, adesso quella responsabilità è passata sulle spalle dell’uomo di Baires, liberando tra l’altro lo spazio per poter lasciar fare a Tommaso Menoncello quello che sa fare meglio: bussare alla porta della difesa avversaria, portando vento e tempesta.

A differenza di quello che abbiamo visto fare a due numeri 10 affiancati come Smith e Farrell con l’Inghilterra, Brex agisce proprio come secondo gestore del pallone dopo che Garbisi ha dato il via all’azione: è, insomma, un distributore esterno di palloni per i compagni.

Quando l’Italia gioca off 10, quindi con un pod di avanti che carica dopo un passaggio del primo in piedi, Brex è sempre nella tasca sull’asse del terzetto di giocatori di mischia, pronto ad entrare in azione.

Quando l’Italia invece gioca off 9, quindi con il pallone che dal mediano di mischia va agli avanti, Brex gioca sull’asse del singolo giocatore di mischia che offre la penetrazione al 10 dopo il pullback pass del primo pod

Nello screenshot qui sopra, Ferrari andrà da Garbisi, Lamaro terrà la linea di corsa stretta indicata dalla retta blu, mentre Brex lavora dietro la sua schiena per ricevere e giocare poi fuori. Al numero 10 la scelta in base al comportamento della difesa.

Il ruolo di Brex come secondo play è in progressione. Con statistiche di possesso non così dissimili, il centro del Benetton ha fatto 10 passaggi in Italia-Francia (Morisi 7), 12 in Inghilterra-Italia (Morisi 2, Menoncello 4 in utti gli 80′), 21 in Italia-Irlanda (Menoncello 11).

Kick-off

Nei test match autunnali l’Italia usciva dai calci d’inizio lunghi nell’angolo sinistro del campo (il kick-off standard di molte squadre internazionali) con la ricezione di Morisi, un passaggio per Ioane, che a sua volta innescava Lorenzo Cannone per una prima carica in mezzo al campo.

Ora le cose sono un po’ diverse, e a Lorenzo Cannone toccano addirittura compiti da trequarti.

In questa situazione in cui l’Italia ha ricevuto fuori dai 22, si passa da una ruck a sinistra. Garbisi riceve profondo e da fermo con la sola intenzione di spostare al gruppo di avanti, che sull’asse ha proprio Cannone.

L’Italia sceglie di giocare dietro la schiena con il numero 8 per giocare un po’ più all’esterno: la difesa sul primo pod è molto densa, l’avanzamento sarebbe nullo e la pressione molta. Ci si affida allora alle caratteristiche tecniche, piuttosto che fisiche, del terza centro, che a quel punto può scegliere se giocare con Menoncello e andare fuori o premiare l’angolo di corsa di Negri, che arriva lanciatissimo e praticamente dall’angolo cieco della difesa.

Il risultato è, sostanzialmente, quello di un camion in corsia di sorpasso: finora il flanker degli Azzurri non ha risparmiato a nessuno grandissime tranvate e anche un centro da 110 chili come Stuart McCloskey ne pagherà le conseguenze nella circostanza.